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Da Il Quotidiano del Sud – Mentre il governo e la sua maggioranza con la riforma dell’“Autonomia differenziata” erano impegnati a dividere l’Italia in tanti staterelli, a danno del Sud, e a rafforzare il potere della/del presidente del consiglio di turno stravolgendo la Costituzione italiana con la riforma del “Premierato”, lontano dalla scena del potere, nella notte tra domenica e lunedì, a poche miglia dalle coste della Calabria, a un anno dalla tragedia di Steccato di Cutro, si consumava sulla stessa rotta l’ennesimo naufragio. Un vecchio veliero, carico di esseri umani, per lo più famiglie afghane, curde irachene e siriane, partito dalla Turchia, è affondato, trascinando con sé negli abissi marini 65 esseri umani di cui 26 bambine/i, il più piccolo di soli quattro mesi annegato insieme alla sua mamma. Dodici i sopravvissuti, salvati da un veliero francese che si è fermato per soccorrerli, mentre altre imbarcazioni passate da lì hanno fatto finta di non vedere. I migranti avevano lanciato l’SOS quando la barca aveva cominciato a imbarcare acqua, ma nessuno aveva raccolto il loro grido di aiuto. Solo dopo l’SOS del veliero francese sono arrivati i soccorsi della Marina e della Guardia costiera calabresi. I 12 sopravvissuti, di cui due donne e una bambina, sbarcavano a Roccella Jonica, nella Locride, dove venivano affidati alle cure mediche e psicologiche. Delle due giovani donne una, le cui condizioni erano gravi al momento del salvataggio, è morta durante lo sbarco. Quando si sono imbarcate su quel veliero le madri alle loro creature che stringevano a sé o tenevano per mano avranno detto di stare tranquille, che ce l’avrebbero fatta ad arrivare sane e salve e che la loro vita sarebbe cambiata in meglio. In cuor loro ci credevano, volevano crederci. Quante speranze, desideri, sogni, storie viaggiavano su quel veliero che per tre giorni e tre notti, tre albe e tre tramonti, ha navigato su acque tranquille! Poi, il mare è diventato grosso, sulla barca c’è stato un forte scoppio che l’ha fatta tremare, facendo volare quegli esseri umani da una parte all’altra. Alla fiducia e alla speranza allora è subentrata la paura e il terrore. Non c’era nessuno, non c’era l’Europa, non c’era l’Italia in quelle acque per salvare quelle madri e le loro creature. Non c’erano le Ong, criminalizzate da questo governo e tenute lontane per impedire soccorsi e salvataggi. Un giorno la storia farà giustizia di questi che sono veri crimini contro l’umanità e allora chi ha governato le istituzioni europee e italiane dovrà darne conto alle generazioni che verranno. Allora le cose saranno chiamate col loro vero nome e quello che oggi è un vanto per l’Europa e per questo governo, come la costruzione di un centro di detenzione in Albania per migranti, sarà un’ignominia. Forse prima degli storici lo faranno bambine come la bimba curda iraniana di dieci anni, Nalina, i cui bellissimi occhi color ambra hanno visto sparire nel mare la madre, il padre e la sorellina ed è sbarcata in uno stato confusionale. «Non ricorda nulla e continua a chiamare la madre» racconta la pediatra cubana Taily Rodriguez Jaime, in servizio all’ospedale di Locri, che insieme a Concetta Gioffrè, vicepresidente della Croce Rossa, si è offerta a tenere con sé la piccola se la zia in gravi condizioni non dovesse farcela. Quanta umanità in queste donne e nei medici e infermiere che hanno preso in cura le/i sopravvissute/i! Non una parola di umana pietà è venuta dall’Europa o dal governo. Vite le loro che non contano, come quella del bracciante Satnam Singh, l’emigrato indiano gettato dal “padrone” davanti casa sua insieme al braccio strappatogli da un macchinario mentre lavorava a nero nelle campagne laziali. Anche lui è morto. È tra tanta disumanità che le destre avanzano ovunque.