Riarmo, le clausole civili delle università in bilico
Giulio Di Basilio
30 Gennaio 2025
da il manifesto
Il riarmo della Germania passa anche per le università tedesche. Cresce nel paese la pressione nel discorso pubblico affinché si consenta la ricerca militare negli atenei. Tale richiesta si scontra con uno dei conseguimenti del movimento pacifista tedesco: le cosiddette ‘clausole civili’ (Zivilklauseln), disposizioni iscritte negli statuti delle università e nei politecnici che consentono esclusivamente ricerca civile e per scopi pacifici.
Il movimento a favore delle clausole civili nacque dopo la Seconda guerra mondiale, in un momento storico in cui era ben noto il ruolo militare che le istituzioni universitarie avevano svolto prima e durante la guerra. Con la guerra fredda le clausole civili divennero una rivendicazione centrale nel movimento pacifista e molti atenei le inscrissero nei loro statuti. Si contano ad oggi circa settanta atenei in tutto il paese ad averle incluse nei loro ordinamenti.
In continuità con il crescente militarismo delle classi dirigenti del paese, certificato dalle parole del ministro socialdemocratico della difesa, Boris Pistorius – «la Germania divenga pronta alla guerra» – si tenta di riaprire il dossier delle clausole civili nel dibattito pubblico e politico. A spingere per cancellare ogni intralcio all’interazione tra l’esercito e le istituzioni pubbliche di ricerca non solo la destra, ma anche i Verdi con il loro candidato alla cancelleria, e attuale ministro dell’economia, Robert Habeck. Il tentativo è quello di dare maggiore peso e influenza civile alla Bundeswehr, l’esercito della Repubblica federale, e lentamente militarizzare la società.
In particolare, è la Cdu del probabile futuro cancelliere Friedrich Merz che lancia segnali piuttosto chiari a riguardo. Nel programma elettorale dei cristianodemocratici si parla infatti di «abolire vincoli alla ricerca militare» e si sottolinea la leadership che la Bundeswehr deve assumere in futuro a livello europeo per quanto riguarda la ricerca militare. Si parla persino di «un’armata di droni» attualmente in costruzione. È chiaro che in questo contesto diviene essenziale sfruttare le potenzialità dell’università in materia d’innovazione e di ricerca scientifica.
A fare d’apripista al progetto, il governo guidato da Markus Söder a capo dalla Csu (partito alleato e omologo della Cdu in Baviera). Lo scorso luglio 2024 Söder ha promulgato la cosiddetta “legge Bundeswehr” che non solo prevede di interdire le clausole civili, ma obbliga le università e i politecnici bavaresi a collaborare con l’esercito qualora tale interazione sia una questione di sicurezza nazionale. Il sindacato bavarese per la formazione e la ricerca (Gew) ha messo in dubbio la validità costituzionale di tale proposta di legge – la libertà di ricerca scientifica è un diritto costituzionale a livello federale – facendo ricorso alla Corte costituzionale bavarese di cui si attende il responso.
La proposta di legge in Baviera è in sintonia con la «svolta epocale» (Zeitenwende) annunciata dal cancelliere Scholz pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio del 2022, che consiste, com’è noto, in un aumento significativo delle spese militari del paese. Ciò richiede la riconversione di una parte sostanziale della spesa pubblica a scopi bellici. Le classi dirigenti tedesche devono lavorare sodo per preparare l’opinione pubblica a una tale riconversione. Si passerà anche per i banchi, le aule, e i laboratori universitari.