Quelle case chiuse di lustrini e dolore
Gian Antonio Stella
30 Luglio 2025
dal Corriere della Sera
«Caro diario, se tutte le madri allevassero con la giusta educazione i propri figli nel rispetto di sé stesse e degli altri, se tutte le mogli amministrassero l’intimità del matrimonio come fanno per il salario del proprio marito, se tutti i padri si preoccupassero di dare sempre il buon esempio più che portare a casa il pane, il nostro lavoro di prostitute non avrebbe più nessun senso di esistere, perché saremmo tutte disoccupate». Lo scriveva il 17 aprile 1934, nel suo diario, la sventurata ospite di uno dei bordelli disseminati in ogni angolo dell’Italia. E lo si può leggere oggi in un libro piccolo ma prezioso, Cronache di una casa chiusa (Biblioteca dell’immagine editrice) dove Rossella Menegato ha raccolto, con garbo e rispetto per le donne finite in quei gironi infernali color pastello, foto, storie e documenti che oggi sembrano irreali. Come il tesserino del «Regno d’Italia. Ministero della guerra. Regio esercito. Documento di identità per il Meretricio Militare» concesso alla signora XY «arruolata» nel «reggimento Campobasso» della «Brigata Sassari». O altri documenti sempre del Ministero della Guerra distribuiti come «certificato di idoneità al meretricio militare» dove la schiava sessuale, perché altrimenti non si può chiamare, era marchiata come «Abile Arruolata» nel «Corpo degli alpini Brigata Julia». Tutto materiale recuperato dalla demolizione, anni fa, a Casarsa, di una di quelle «case di tolleranza» introdotte in Italia da una legge nel 1860 (con successivi ritocchi nel 1891) e chiuse nel 1958 grazie alla legge promossa da Lina Merlin, che tre anni prima aveva infranto l’omertà sul tema grazie al libro di testimonianze Lettere dalle case chiuse firmato insieme a Carla Voltolina, moglie di Sandro Pertini. Quanto fosse indecente l’ipocrisia che copriva la vergogna e il dolore di quella schiavitù sessuale lo ricorda, ad esempio, la pubblicità del «Lupanare dell’Imperatore Real Casa Poppea» di Udine: «La tenutaria Aurora dà un cordiale benvenuto augurando buon divertimento a tutti i signori ospiti. La nostra casa è rinomata per le sue dame di compagnia, selezionate per le loro forme generose, e l’infinita dolcezza, e vi rammenta di adeguare il costume, e la cura della vostra persona a quello della casa presentandovi all’accettazione per l’ispezione sanitaria in abito gessato, camicia bianca e cravatta». L’inferno era dietro il paravento…