Quando si riaffaccia la baldanza
Doranna Lupi
28 Aprile 2020
Ormai anche giornali mainstream come il The Economist si accorgono che non è mai stato così bello essere una adolescente oggi in un paese occidentale: Le ragazze sono forti è il titolo di un articolo pubblicato su Internazionale (n. 1399) che, senza trascurare le difficoltà, racconta come le ragazze stanno in relazione tra loro, interessandosi a ciò che succede nel mondo, consapevoli del fatto che la loro voce potrà essere ascoltata. Ciò che emerge è un cambiamento strutturale. Tutte le intervistate citano le madri come modelli di comportamento e da qui emerge con chiarezza il privilegio di essere dello stesso sesso della madre poiché le madri usano con le figlie un vocabolario più complesso, rispetto a quello usato con i figli, arricchito dall’alfabeto delle emozioni e dell’introspezione, accrescendo così in loro la fiducia in se stesse e nelle proprie simili.
Sono madre di due donne adulte e questa nuova narrazione della realtà, che modifica profondamente i nostri immaginari, corrisponde alla mia esperienza concreta. Ho la percezione che le mie figlie si muovano rafforzate dalla genealogia femminile che le precede e per questo siano capaci di prendere in mano la loro vita e farsi avanti con coraggio. Partecipo con loro a un complesso percorso di trasformazione delle relazioni e l’esercizio di autorità come madre, necessario per la loro crescita, si è sempre radicato nell’amore per la libertà femminile. Le giovani di oggi sono immerse nell’energia sprigionata dal femminismo e si trovano in una società modificata dalle donne. Anche se molte giovani donne non sanno nominare le proprie esperienze con le parole del pensiero della differenza, le sue pratiche fondamentali sono entrate nella loro vita concreta. Questo è il segreto della loro fiducia nelle proprie forze e, come dice Luisa Muraro, del riaffacciarsi della loro baldanza.
Tra le relazioni a distanza, fiorite on line in tempo di covid, ho avuto l’occasione di partecipare, insieme a molte amiche del Collegamento donne Comunità di base e “le molte altre”, agli incontri, organizzati dall’Osservatorio Interreligioso sulle Violenze contro le Donne (OIVD) e da Donne per la chiesa, con cattoliche di tutto il mondo che si sono messe in rete nel Catholic Women’s Council. Per le giovani donne cattoliche c’è un profondo scollamento tra società e chiesa, le discriminazioni tra uomini e donne sono diventate anacronistiche e gli scandali di natura finanziaria e sessuale inaccettabili. Ciò che ammiro in queste donne èl’autorità con cui sono entrate sulla scena pubblica, senza chiedere il permesso. Ciò che più mi ha sorpreso è che, ascoltandole, ho constatato quanto siano distanti da una semplice idea di parità rivendicativa e quanto invece siano attrezzate del ricco bagaglio femminista. Esprimono con chiarezza il proprio giudizio e hanno una precisa idea di chiesa. Le affinità riscontrate mi hanno dato gioia e rafforzata nel mio percorso.
Mi riferisco soprattutto al movimento Maria 2.0 che ha preso il via due anni fa da una piccola parrocchia di Münster. Tutto è partito da una specie di sciopero. Le donne si rifiutavano di entrare in chiesa, non aiutavano più in sacrestia, pregavano fuori dalla parrocchia, evidenziando così il proprio dissenso. Lentamente l’idea della resistenza passiva ha contagiato altre diocesi fino ad arrivare anche in Austria e in Svizzera. Recentemente hanno affisso le loro tesi ai duomi e alle chiese di tutto il Paese, chiedendo più spazi ma anche una maggior trasparenza sugli abusi sessuali.
Si definiscono femministe e praticano la politica delle relazioni: insistono moltissimo sul lavoro in piccoli gruppi di donne e sul riconoscimento delle madri e delle maestre, affermano che nella storia ci sono sempre state molte donne forti.
Per loro l’autorità e il potere nella chiesa sono slegati dalla responsabilità, dalla relazionalità e dall’etica: c’è un abuso di potere nella simmetria gerarchica, un potere maschile non controllato.
Le più giovani auspicano un lavoro intergenerazionale, sostengono infatti: siamo sedute sulle spalle di giganti, riferendosi alle donne che le hanno precedete.
Tutte affermano di avere un approccio femminista alla teologia, Gesù era un rivoluzionario: al cuore del Vangelo c’è la giustizia. Ma nel Vangelo sono le donne che arrivano al Sepolcro e annunciano la resurrezione agli uomini che non ci credono, quindi serve disobbedienza pastorale. Per una chiesa fedele al Vangelo, che si riferisca di nuovo al messaggio di Gesù, è importante che le donne ci siano con il loro desiderio. La maggior parte delle donne non vorrebbe essere inserita in questo sistema clericale con tutto l’apparato sacramentale dei maschi, dei preti. La separazione tra laici e ordinati è solo una questione di potere. È sbagliato che l’ultima cena venga usata come strumento per separare uomini e donne tra loro. Così si rende piccolo Dio!
Quindi hanno deciso di celebrare come Gesù ha insegnato nell’ultima cena e lo scorso 29 Novembre di fronte al duomo di Colonia, Mainz, Amburgo, Münster, in contemporanea, le donne di Maria 2.0 hanno organizzato e celebrato l’eucarestia, così come pensata da loro, con centinaia di persone. Davanti all’entrata delle cattedrali hanno apparecchiato le tavole con tovaglie bianche per la condivisione del pane, del vino, proprio come fece, per altri motivi e in un diverso contesto storico, la comunità dell’Isolotto di Firenze nel lontano 1969, dando vita all’esperienza delle Comunità cristiane di base. In questa occasione però hanno celebrato solo le donne, senza preti, più simili in questo a noi donne delle Cdb, che durante il Seminario Le Scomode figlie di Eva del 1988, celebrammo un’assemblea eucaritica presieduta solo da donne, facendo notizia sulla stampa. Le amiche tedesche hanno quindi pregato, predicato, commentato anche con interventi liberi, cantato e condiviso il pane, bevendo il vino in memoria di Gesù.
Per incontrarle abbiamo scritto a più mani la nostra storia in un testo intitolato Visitazioni che uscirà a breve, anche tradotto in tedesco, felici di poter condividere con loro i nostri percorsi e valorizzare le affinità.
“La differenza delle donne sono millenni di esclusione dalla storia”, ci insegna Carla Lonzi. Ora però le donne si stanno riaffacciando e quando si raccontano sanno anche spiegare qual è il loro desiderio e dove sta l’origine della propria forza. Contemporaneamente cresce la difficoltà maschile nel misurarsi con donne che hanno forti riferimenti femminili. Si potrebbe allora dire che la differenza degli uomini sia millenni di autoesclusione dall’ordine simbolico della madre. Forse il primo passo per loro potrebbe essere dar credito alla lingua materna e far sì che quel di più che rafforza le loro sorelle, rafforzi anche loro, imparando ad usarla in tutta la sua ricchezza e riconoscendole autorità.
Nota:
–ITALIAN TRANSLATION: La critica come segno di amore – voci di giovani cattoliche
–Incontro “Cosa succede in Germania?” con Maria Mesrian di Maria 2.0 Colonia