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Nell’ultimo incontro di Via Dogana si è parlato di amore e amicizia politica. Prima di scrivere del significato che l’amore ha per me in questo contesto mi è necessario fare una premessa: l’idea di amicizia politica non potrebbe esistere per quanto mi riguarda senza l’incontro col femminismo. E dal femminismo non si torna indietro. Il femminismo, e le mie amicizie, che reputo tutte intrinsecamente politiche, sono una lente attraverso cui guardare il mondo, esplorarlo, cambiarlo.

Con gli occhiali del femminismo l’amicizia ha assunto nuove forme. Enormi, alcune, ingombranti. Rassicuranti. Altre costantemente presenti. Colorate, che riempiono la stanza di energia. Salde, nonostante il tempo, nonostante la distanza. Risonanti come una risata. Leali. Le amicizie che sento tali nel profondo sono tutte politiche a modo loro, perché hanno una cosa in comune: si fa assieme, con l’idea di una realizzazione condivisa. È forse questa per me l’anima della politica, la prospettiva di inclusione dell’altro di cui parla Hannah Arendt in Che cos’è la politica. Per citarla, «la politica non raggiunge mai la stessa profondità. La mancanza di profondità altro non è infatti che scarsa sensibilità per la profondità su cui poggia la politica». Solo nell’unione delle nostre sensibilità può avere luogo la politica, nella relazione, e solo con lo scambio, abitando l’intra, ci è possibile discendere a profondità maggiori, dove possiamo sentire di più. In questo sentire, sentire forte che ancora nessuna lingua per me dice meglio dell’italiano, politica e amore si incontrano. È un sentimento viscerale che, come avevo già scritto qualche tempo fa parlando del tema del piacere, ha qualcosa di erotico. Lo vivo nella mia esperienza quotidiana in cui ciò che mi muove e mi spinge a fare, a dire, è la possibilità di questa seduzione creatrice che si instaura nei legami di amicizia e di amore. Più il confine tra i due sfuma più si fa intensa e interessante la collaborazione: le idee scorrono, si pianifica il futuro, le utopie sono intriganti tanto più quando sono possibilità concrete da materializzare assieme. La relazione politica per me è immaginare con occhi uguali e diversi mondi nuovi. L’eros è una risorsa per una comprensione intima, una forza che come scrive Lorde «non può essere di seconda mano». La sua potenza è brillante, generativa, autentica nel momento stesso in cui viene riconosciuta da qualcun altro. In quel riconoscimento ci vedo tutta la bellezza del femminismo e dell’amore che sento come vero. 

In questo momento storico in cui è difficile discernere verità e finzione – e per verità intendo quello che sentiamo come vero per noi – in cui l’eros sradicato e applicato solo al visibile tanto rafforza le posizioni maschiliste e maschiocentriche che non abbiamo ancora scalfito del tutto, far nascere e coltivare relazioni politiche è un’impresa complessa e dispendiosa di tempo, tempo che molti e molte scelgono di non impiegare perché catturati dalla macchina del neoliberismo. Ho perso amicizie che non hanno retto al contraccolpo erotico della condivisione profonda. Altre non sono diventate abbastanza forti. Altre ancora hanno prodotto scontri che ci hanno separate per qualche tempo. In quelle con gli uomini, spesso amorose e in cui il gioco erotico ha una doppia anima – unione di intesa mentale e fisica –, la questione è ancora più sfaccettata: da un lato la resistenza tutt’ora da parte degli uomini ad abbandonarsi a un sentire che non divide testa e cuore, dall’altra l’incapacità e spesso la non volontà di trovarsi di fronte a un erotico molto diverso da quello che hanno inteso loro. Un eros-amore che crea uno spostamento reale, che si manifesta nelle cose di tutti i giorni e non solo in un letto o un collant, un sentimento che “fa per due”, che cambia gli equilibri interni ed esterni e che ci fa sentire coinvolti e al tempo stesso custodi responsabili di una passione preziosa.

Nel nutrire e riconoscere nuove relazioni politiche quel che mi aiuta è ricordare che non c’è posto per l’individualismo in un progetto politico nato dall’amore, né per una visione parziale e unilaterale delle cose. C’è conferma, forza, futuro.