Ossignur! Chissà che vuol dire
Cristiana Fischer
25 Ottobre 2021
Care tutte, io sono eterosessuale. Ossignur, chissà che vuol dire. Che sono sposata con un uomo, e che ho fatto sesso con alcuni maschi.
Che cosa significa alla mia età, in cui, almeno per me, la sessualità è quasi inavvertita? Cioè il desiderio, il piacere, l’impulso, il bisogno, la fame, il vuoto, l’irrequietezza, l’erranza, l’indeterminata mancanza, fantasticare la meta e allucinare completamenti, aspirare alla pace… insomma, il sesso che guida, che spinge, che illumina il paesaggio e abbellisce i desideri.
E adesso? Rispetto a quel corpo vibrante, “elettrico” come si dice, che avverte altre intensità di campo, di persone sconosciute? Una tranquilla certezza che è stato, ed è, e sarà sempre, ma ora non più. Che cosa si è sostituito?
Ecco di cosa voglio parlare. Dell’affetto, del calore diffuso, dell’apertura, dell’accoglienza, dell’attenzione, della sollecitudine, del ritirarsi, dell’osservare con compiacimento, dell’accettazione senza sbarramenti. La finezza del giudizio, che penetra e sfoglia fino a raggiungere il nucleo che spiega. Giustificare è un altro discorso, non è comprendere.
Fino ad ora non ho trovato scrivendo la necessità di orientare il discorso verso una specificità umana che differenzi alcune o alcuni da altre o altri. Come, poi, se già Carla Lonzi non avesse parlato in positivo dell’autoerotismo.
Mi pare invece che potrei essere certa che la sessualità, che è mancanza e produzione, sia unica. Neutra? Il termine è povero, rimanda al né-né, quindi sarebbe inutilizzabile. Come inutilizzabile è l’o-o, qualunque opposizione.
Bene, io sono eterosessuale. Ossignur, chissà che importa, e che significa? Come ha scritto Vita Cosentino «l’unico terreno politico [NON] è costituito dalle pratiche sessuali».
Ciao, Cristiana Fischer