Orientarsi con l’amore – Chiara Zamboni
Chiara Zamboni
19 Giugno 2023
Per questo discorso ho un debito con diverse amiche con cui mi sono confrontata, tra le quali quelle di Diotima. L’idea da cui parto è che un’amicizia è politica in quanto ha a cuore il mondo. È questo che la fa diversa dalla semplice amicizia. Non si è mai soltanto in due in questo legame perché c’è un terzo. Il terzo tra noi è il mondo. Il mondo ci interessa, ci coinvolge, sentiamo la necessità di confrontarci costantemente su di esso. Allo stesso tempo è ciò che ci permette di essere in rapporto tra noi. Noi abitiamo il mondo e allo stesso tempo il mondo è la nostra passione.
L’amicizia politica è quella nella quale siamo impegnati assieme a raccontare, capire, interpretare le cose del mondo. Criticarle per orientarle. E criticarle perché lo si ama. L’amore per il mondo è ciò che ci unisce e ci fa cercare. Ci fa desiderare di trasformarlo.
Per le donne il limite tra amicizia e amicizia politica non è mai così nettamente riconoscibile, anche se è bene partire dalla loro differenza, che ho appena descritto. Si passa molto facilmente da una situazione all’altra. Sappiamo che l’amicizia ha come suo centro il fatto di confrontarsi nella vita e sul suo senso, in un arco di tempo che si percorre in comune. Ora, ragionare sul senso della vita può facilmente portare a parlare del mondo che abitiamo assieme, del suo giusto e sbagliato, e di cosa vorremmo, e così inavvertitamente il legame diventa politico in un senso ampio.
Questo va e vieni tra vita quotidiana, amicizia tra donne e relazione con il mondo è stato compreso e registrato dalla politica nel movimento delle donne. Per un preciso motivo: il femminismo è fedele alle radici della vita. Di più: pone al centro della politica il circolo tra la vita e il senso della vita. Questa è la sua forza. È una politica che con consapevolezza fa del senso della vita, guadagnato soggettivamente con altre, una scommessa che riguarda la trasformazione del mondo e la nostra relazione con esso. Dato che, nell’amicizia, c’è una ricerca di senso che riguarda la vita, facilmente può diventare politica.
So per esperienza che questo va e vieni tra vita e politica non avviene nelle amicizie con gli uomini. Parlano sì del mondo ma molto poco del loro rapporto soggettivo con l’esperienza della vita. Passano subito alle questioni del mondo. Ad eccezione dei pochi uomini che sono capaci di pensare il legame tra i loro sentimenti soggettivi e l’andamento del mondo.
Mi sembra importante sottolineare che l’amicizia politica non ha a che fare con l’essere d’accordo con l’altra. Non è questo l’importante. C’è di mezzo il mondo e cerchiamo l’altra per pensarlo – perché cerchiamo una misura – anche da posizioni che possono essere diverse.
Del resto è proprio il fatto che nell’amicizia politica si presupponga che non si sia necessariamente d’accordo, a rendere vitale il rapporto. Infatti si è di frequente su posizioni non coincidenti. Allora lo scambio conflittuale ci aiuta a pensare meglio e a scegliere una strada piuttosto che un’altra. È per questo che non si tratta di vincere o perdere. La scommessa sta nel parlare del mondo con verità, che è cosa molto più complessa che avere ragione o torto. E comunque anche diversa dall’idea di possedere la verità. La verità è cosa differente dall’aver ragione. Hannah Arendt citava questa bella frase di Kafka: «È difficile parlare di verità, perché, sebbene ve ne sia una sola, è vivente, e ha quindi un volto che cambia con la vita» (L’umanità in tempi bui, pp. 92-93). L’amicizia politica sa mantenere le differenze di visione nell’impegno per la verità che cambia con la vita. Non si irrigidisce in un’affermazione unica e conclusiva.
Le amicizie politiche sono diverse dalle relazioni politiche, di cui abbiamo visto la forza nel movimento delle donne. Anche se – lo sappiamo bene per esperienza – molte relazioni si trasformano in amicizie politiche. Anche qui i confini sono porosi. Tuttavia c’è tra loro una differenza. Le relazioni politiche sono molto più libere. Fluide. Leggere. Si possono creare relazioni politiche anche con chi sentiamo lontana o lontano quanto a piano profondo dell’esistenza. È sufficiente che si crei una comune scommessa di trasformazione del mondo e di modificazione di contesti vissuti assieme. La politica nasce dal desiderio – sentito assieme – di cambiare una situazione pubblicamente condivisa. Chi fa politica relazionale nell’ambito del proprio lavoro o nel tessuto di una città lo sa bene. E tuttavia non c’è un impegno di lungo periodo come nell’amicizia politica, né quello sguardo di elezione pur nella differenza, che radica l’amicizia, e che rende l’agire assieme un piacere.
E poi, una relazione politica si scioglie senza sofferenza, quando non ci sono le circostanze contestuali che l’alimentano. Senza strappi. Diciamo che si spegne senza ferite, quando non è più alimentata dal desiderio politico comune in cui e per cui è nata. Mentre l’amicizia politica è meno legata al contesto. E infatti, quando un conflitto non viene reso fertile all’interno dell’impegno reciproco, può finire con molto dolore. Tutte noi conosciamo diversi esempi in cui le ferite non si sono rimarginate.
Se lo stile di vita non è in discussione nelle relazioni politiche, invece è fondamentale nell’amicizia politica. È come se, essendo venuta meno la tradizione che vincolava i comportamenti di generazione in generazione attraverso la famiglia, l’amicizia politica vi si fosse sostituita. Prende il posto simbolico della famiglia, andando incontro al bisogno, che avvertiamo, di trovare le misure giuste del vivere. Consapevoli che molti nuovi costumi di vita sono suggeriti pesantemente dal biopotere e che sulla vita e sulla soggettività c’è uno scontro molto politico, sebbene non esplicitamente nominato come tale. Fare alcune scelte ad esempio sulla vita sana, sul lavoro, sul modo del viaggiare, se dare e come i soldi in più che possono servire ad alcune comunità, su come trattare gli animali, che rapporto con l’istituzione medica, sono questioni su cui si cerca una misura confrontandosi con le amiche, gli amici. L’amicizia politica sostituisce la famiglia sul piano simbolico, perché alla famiglia si chiede sostegno e sicurezza. Paradossalmente proprio in un momento in cui è divenuta così fragile.
Tengo molto a sottolineare che l’amicizia politica regge la lontananza. Creatasi per una elezione reciproca, e messa alla prova in tanti momenti e in un lungo periodo, non obbliga però ad una presenza costante. Abbiamo tanto parlato dei legami simbolici. Bene, l’amicizia politica è per me uno dei legami simbolici più importanti. Continua anche se non ci si frequenta spesso. Qual è poi il piacere e in fondo la sorpresa di ritrovarci su temi, questioni, con la stessa passione per la vita pubblica, dopo tanto tempo che non ci si vede…
Parla di amicizia nella città, nella polis, Françoise Duroux in uno scritto su Antigone(Antigone ancora. Le donne e la legge). Antigone propone che nella città le leggi debbano seguire filia, cioè amicizia, che è una forma di amore, eros, desiderio. Queste parole fanno parte della stessa area semantica. Vita Cosentino mi ha suggerito di ritornare su questo testo e credo abbia ragione. Duroux reinterpreta lo scontro con Creonte. Quello che mi interessa mettere in evidenza è che il conflitto che Antigone apre non è tanto tra filia, amicizia, come forma di eros, amore, da un lato e l’odio, dall’altro. Non si tratta dell’opposizione amore-odio, in sé molto sterile sul piano del pensiero politico. Piuttosto è il conflitto tra la logica dell’amicizia, dell’amore, contro quella della necessità. Che è tutt’altra cosa e molto più sottile, sotterranea. Creonte dice di adoperare la techne, le tecniche di governo. Sostiene di fare riferimento alla necessità fattuale della città. Si appella al bisogno di governarla con leggi tecniche, che dichiara necessarie, mentre in realtà rispecchiano una visione patriarcale velata con l’ideologia della necessità. Antigone propone invece che le leggi siano orientate da amicizia, filia, amore. Dal desiderio, piuttosto che dalla necessità.
Aggiungo, andando oltre Duroux, che l’orizzonte di filia, di amore, è sufficientemente grande da ricomprendere in sé la necessità, che allora non è né negata né rigettata, ma ripresa e riorientata nel movimento desiderante. Il che non ha niente di sentimentale, psicologico, moralistico.
Se nel testo greco questa sembra a prima vista una politica prepatriarcale, per Duroux, invece, è una politica che va oltre il patriarcato, totalmente contemporanea e aperta al futuro, di cui protagoniste sono le donne.
Introduzione alla redazione aperta di Via Dogana 3 Orientarsi con l’amore, 11 giugno 2023