Maternità surrogata: così la Georgia “scala” il mercato globale dei figli
Antonella Mariani
12 Settembre 2024
Da Avvenire – La “gestazione per altri” sta cambiando i suoi equilibri: la guerra in Ucraina ha fatto spostare le rotte dei commerci sulle mamme in affitto verso Tblisi. E non solo. Ma lo squallore resta uguale
In Georgia molti tirano un sospiro di sollievo: la temutissima legge che avrebbe messo al bando la Gestazione per altri (Gpa) per le coppie straniere a partire dal primo gennaio 2024 è definitivamente naufragata, seppellita sotto le pressioni delle cliniche e dei mediatori che accolgono clienti da ogni parte del mondo. Presentata a giugno 2023 dall’allora primo ministro conservatore Irakli Garibashvili (dimessosi nel gennaio scorso) come un passo necessario per fermare lo sfruttamento delle donne e il potenziale traffico di neonati, messa a punto dal Ministero della Salute e appoggiata dalla Chiesa ortodossa georgiana, la bozza di legge, che avrebbe permesso la sola Gpa altruistica ai propri cittadini, è vissuta fino alla terza lettura in Parlamento, poi non se ne è saputo più nulla. Necessita di ulteriori approfondimenti, è stato detto in via ufficiale, ma secondo altre versioni – compresa quella del quotidiano francese La Croix che al tema della Gpa in Georgia ha dedicato nei giorni scorsi un approfondito reportage – sono state le cliniche «a saper convincere il governo della manna finanziaria che maneggia questa industria».
Quindi il business continua. Le cliniche, nei loro siti, hanno provveduto a rassicurare le coppie straniere (ammessi solo gli eterosessuali, sposati o conviventi, in possesso di certificato medico di infertilità o altre patologie). Salvo poi suggerire che in caso di ripensamento del Parlamento c’è già una soluzione pronta. Sul sito di Vireo, ad esempio, si informa della possibilità di spostare le proprie attività nella vicina Armenia. Intanto si affaccia con prepotenza sul mercato dell’utero in affitto l’Albania, con i suoi prezzi ancora più convenienti. La Georgia si è affermata come destinazione per le coppie committenti dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha fatto saltare centinaia di contratti. Le tariffe sono competitive: il pacchetto completo in una delle 25 cliniche che operano in un Paese di 3,7 milioni di abitanti costa intorno ai 50mila euro, un terzo di quanto si spende negli Usa. Alle madri portatrici arrivano all’incirca 20mila euro. Tanto, per nove mesi di lavoro, se si pensa che il Pil pro capite del Paese è circa 8mila euro.
Il problema sono proprio loro, le madri: nonostante le garanzie di trasparenza e tutela sbandierate dalle cliniche, le testimonianze raccolte da alcune testate giornalistiche e anche dalla piccola Chiesa cattolica con il suo Ufficio per la vita e la famiglia parlano di donne molto povere, incapaci di mantenere sé stesse e i figli, in cerca di una possibilità per acquistare un piccolo appartamento o semplicemente sopravvivere. Il boom della domanda – nel 2022, dicono i dati, in Georgia sono nati 2.000 bambini con la Gpa – rende difficile trovare abbastanza giovani donne disposte a portare avanti una gestazione per altri. Così le agenzie si rivolgono alle vicine Repubbliche centro-asiatiche, Kazakhistan in testa. Lo status del bambino, spiegano ancora i centri per la Gpa, è molto chiaro: è figlio, fin da subito, della coppia committente, o almeno così appare sui documenti. Ma non sempre tutto fila liscio, né tutte le ambasciate sono disposte a chiudere un occhio.
Così è accaduto che una coppia italiana al suo rientro in patria si sia vista contestare, con un avviso di garanzia, la dichiarazione di nascita del neonato. Le accuse poi sono state archiviate dalla Procura di Piacenza. Una vera e propria industria, quindi, con risvolti problematici sul piano dello sfruttamento delle donne più vulnerabili. Questa è una delle motivazioni che hanno portato l’aula di Montecitorio ad approvare nel luglio 2023 la legge che descrive l’utero in affitto come reato universale, cioè contestabile a cittadini italiani dovunque sia commesso. Si attende il passaggio al Senato.