Condividi

Ogni abitante della Terra occupa il tempo della sua giornata a svolgere un’agenda d’impegni quotidiani. L’agenda di una donna ha un carattere tutto particolare. Lei porta la sapienza dellamisura nell’insieme di cose da fare; si ferma, pensa un attimo “…ok, uscendo posso anche fare un salto in farmacia per il nonno, sì,cambio strada, vado io…”. E così fa. 

Lia Cigarini e il Gruppo lavoro della Libreria chiamano questo arabesco tutto il lavoro necessario per vivere. LabMi per la città del primum vivere ha gettato questo concetto nelle pratiche del vivere quotidiano di donne abitanti a Milano. In LabMi abbiamo ascoltato il racconto del loro modo di abitare nei luoghi, sentito cose del tutto inattese, iniziato a capire cosa c’entra Milano, sostituendo definitivamente stili di vita con il concetto più utile modi di abitare nei luoghi. Questa sostituzione è una torsione operata dal Gruppo Vanda, la comunità accademica femminile nata presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, di cui Gisella Bassanini oggi è l’erede. Ciò comporta dare corpo,materialità e ambiente fisico al soggetto del vivere. E qual è il soggetto di ogni frase che usa vita, vivere e tanto più abitare? La risposta la conosciamo: è il corpo umano. È una donna qualsivoglia, un uomo qualsivoglia incarnato, sessuato, vivo e pertanto attivo nella continuità del tempo donato da Dio o dalla natura o da entrambi. Semplicemente è il corpo di una persona abitante in qualche luogo del vasto mondo. È la condizione antropologica più evidente e più negletta dal pensiero comune e anche dalle scienze. A noi di LabMi interessa quello di donna, vivente e attivo. Ed ecco, l’idea grande del Gruppo lavoro: aggregare tutte le attività dentro la categoria del lavoro. Cosìfinalmente si ricompone la frattura paradossale fra attività del vivere e lavoro del lavorare. È il pensiero moderno ad aver separato, spezzato tutto ciò che sta assieme in natura: qui sta la sua debolezza.

Non sembra, ma arriviamo velocemente al clima. Le Lei, donne che sono state ascoltate durante gli incontri di LabMI per la città del primum vivere, hanno ridisegnato il mix di lavori in ragione di una personale idea di libertà. Il lavoro remunerato è stato in molti casi diminuito, accettando di impoverirsi per impiegare il tempo liberato in attività volontarie da tempo desiderate. Il lavoro di cura è stato alleggerito con invenzioni che hanno ampliato le relazioni con altre/i e aumentato l’autonomia di tutti i partner di famiglia,accrescendo l’efficienza della cura stessa. Il lavoro volontario, scelto con criteri di qualità in ambito politico o sociale o culturale spesso tutti mescolati (insomma non si tratta di fare un maglione a crochet), è sempre un serio impegno condotto in modo professionale, e la sapienza impiegata è volta a mantenere un alto coefficiente di cooperazione tra una pluralità di partner in relazione. Infine il lavoro per sé ha trovato spazio, per approfondire la propria educazione, la cultura, per mantenere la forma fisica e dilatare l’amore per il mondo, e poter finalmente anche fare il maglione a crochet.

Durante la redazione allargata di VD3 sul clima (perché non abbiamo detto cambiamento climatico?) Vita Cosentino ha detto: dobbiamo ritrovare il sapere della vita quotidiana. Luisa Muraro ha detto: forse l’umanità ha voglia di suicidarsi? I dati scientifici affermano che più della metà dell’inquinamento deriva da due fattori: il riscaldamento domestico e l’aumento smisurato della mobilità e pertanto sia dei mezzi di trasporto e sia dell’uso di energia. Ci sono molti altri fattori nella catastrofe ecologica, e non solo climatica, che non dipendono oggi dai nostri comportamenti personali, ma da un nuovo patto sociale. La domanda ripetuta in VD3 è stata: siamo disponibili a modificare profondamente i nostri stili di vita, cioè i nostri modi di abitare nei luoghi della Terra? Sì, se possiamo trasformare qualcosa di noi, qualcosa del mondo, qualcosa del vivere assieme, qualcosa delle città. Lei, ascoltata in LabMI per la città del primum vivere, ha ridisegnato la sua vita. C’è misura anche nell’uso dell’energia utilizzata. Dov’è la chiave di volta di questa nuova architettura del vivere? Riconoscere che l’agenda delle pratiche quotidiane della mia vita sono solo parole. Quando io la metto in atto diventano gesti del mio corpo guidati dalla mia mente che riconosce una civiltà. Tutto qua.