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Da Il Quotidiano del Sud – Nella vicenda Gennaro Sangiuliano – Maria Rosaria Boccia quello che mi ha interessata di più è il comportamento di Giorgia Meloni, che non perde occasione per sottolineare di essere una donna e alcune femministe le hanno dichiarato la loro simpatia per aver portato nella politica il “femminile”. Meloni è una donna che gode della libertà conquistata dalle femministe a cui deve se è arrivata dove è arrivata, ma di “femminile” in politica ha portato solo il suo corpo di donna, che ha subito cancellato facendosi chiamare al maschile, il presidente. Per il resto le sue politiche e il modo arrogante di gestire il potere, come comando – da qui l’idea del premierato – la rendono simile ai suoi “Fratelli d’Italia”. Delle sue politiche contro le donne basta ricordare l’apertura dei consultori alle associazioni pro-vita, col fine di dissuadere le donne che decidono di abortire, colpevolizzandole. E che dire del suo bellicismo a oltranza? Del suo decreto Cutro fatto per impedire alle Ong di salvare vite umane in mare? Ma torniamo a Sangiuliano e Boccia. Mi chiedo che cosa ha fatto o detto Meloni di fronte alla potenza politica e mediatica della destra che si è scatenata contro la donna, per screditarla e renderla non credibile agli occhi dell’opinione pubblica? È andata in Tv per difendere il ministro e farsi garante della “sua” verità, smentito poi da Boccia. Ha liquidato la vicenda come gossip e questione personale e ha umiliato la donna chiamandola “quella persona”. Niente c’è di più politico di questa vicenda in quanto ha a che fare con i rapporti tra uomini e donne. Il punto politico, come scrive Ida Dominijanni su fb, è l’idea di «molti uomini politici che prendono il proprio potere come licenza sessuale, lo usano di conseguenza pensando di avere a che fare con delle bambole mute invece che con donne dotate di parola che prima o poi la usano per confutare le loro menzogne», come hanno fatto con Berlusconi Patrizia D’Addario e le olgettine pentite, e Maria Rosaria Boccia con Sangiuliano. Torna il passato e Meloni non si contraddice. Anche allora difese Berlusconi liquidando la vicenda che metteva a nudo un “sistema di scambio tra sesso e denaro” come “vicenda privata”, votò in parlamento senza scomporsi sulla nipote di Mubarak mentre la stampa di destra si scagliò violentemente contro quelle donne per screditarle. Non fu risparmiata neppure l’“ingrata” Veronica Lario per aver denunciato il “lerciume” di quel sistema. Oggi, come allora, per discreditare una donna la si accusa di essere “falsa”, “infida”, bugiarda”, “arrampicatrice”, “seduttrice”, “ricattatrice”, “spia”. Meloni non ha dato, oggi come ieri, alcun credito alla parola di una donna neppure quando Boccia rispondendo alla domanda “perché ha registrato tutto da un certo punto in poi?”, ha detto: «Perché il ministro mi ha detto una frase che mi ha colpito molto. Ha detto: “Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l’istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai”». Quanta misoginia c’è in queste parole! Quanta protervia per il solo fatto di essere un uomo! Quanta arroganza del potere! All’uomo tutto è perdonato, per la donna nessun rispetto. «Non credo di dovermi mettere a battibeccare con questa persona – dice Meloni ai giornalisti – lo dico per tante donne che hanno guardato a questa vicenda come me. La mia idea di come una donna debba farsi spazio nella società è completamente diversa da quella di questa persona» considerata meno di “niente”. Comunque, al di là di tutto, di questa vicenda resta il fatto che le donne parlano, non accettano più di stare zitte e sfidano gli uomini di potere pur sapendo cosa rischiano e a volte fanno dimettere ministri e cadere governi, come nel caso di Berlusconi.

(Giorgia Meloni e la faccenda Sangiuliano-Boccia, Il Quotidiano del Sud, Rubrica “Io Donna”, 14 settembre 2024)