Le Città Vicine a convegno per dare voce alle città
Franca Fortunato
20 Aprile 2024
Da Il Quotidiano del Sud – Domenica 14 aprile ho partecipato all’incontro annuale delle Città Vicine, organizzato da Anna Di Salvo e Mirella Clausi di Catania per dare “Voce alle città: la parola alle pratiche” in questi tempi «che ci stanno venendo incontro con accadimenti terribili», come ha esordito Di Salvo in apertura. Un incontro on line che ha visto la partecipazione di molte donne e qualche uomo di ogni parte d’Italia. La discussione ha dato voce a pensieri e pratiche “creative” che quotidianamente donne e ragazze mettono in campo per vivere e non sopravvivere, per conservare la “gioia” e continuare ad avere “fiducia nei rapporti umani”. Racconti e pratiche di donne in una “visione differente di città”, quella che l’urbanista Elena Granata nel suo libro Il senso delle donne per la città chiama la “città immateriale” o il “simbolico femminile della città” che le Città Vicine, come ha ricordato Di Salvo, hanno sempre praticato per “edificare le città alla luce del loro desiderio”. Una visione femminile dell’abitare la città, vista come “comunità di corpi che abitano spazi e tempi umanizzati”, perché le città “non sono le pietre ma le persone, le relazioni, i corpi viventi di uomini e donne”. Ed è sulle relazioni, sull’“energia creativa delle relazioni”, comprese quelle “impensate” di solidarietà e sostegno, create con le nuove tecnologie digitali, che donne e ragazze, come ha raccontato Laura Colombo, fanno leva come “via d’uscita” dalla “paura” dello stupro, “paura di tornare a casa”, perché se è vero, come è vero, che ci sono segnali di cambiamento negli uomini e nei giovani maschi, in loro permane la paura che le mette in una posizione difensiva. Un senso di “sicurezza” nelle città, rese insicure dalla violenza maschile, secondo Mirella Clausi lo dà la presenza della gente ma anche le telecamere. Il convegno ha dato voce con Simonetta Patanè al racconto di pratiche di “relazione politica ed economica” di cura del “territorio” e di recupero “di arti e pratiche antiche” attraverso progetti di sviluppo “sostenibile” e ripopolamento di zone interne. Pratiche che richiamano un turismo che non “si mangia la città” ma rispetta la “durezza” dei territori. Relazioni e cura sono pratiche che le donne hanno sempre fatto ma oggi, come è stato ripetuto, è necessario che diventino l’orientamento del mondo, per salvare città come Palermo che sta andando “verso la mancanza di acqua”. Così come la cura, questo “lavoro di invenzione quotidiana” che richiede “talento” e che per Marina Terragni “dovrebbe rientrare nei curricula lavorativi delle donne”. Voce è stata data al racconto di pratiche di buona amministrazione nelle città di Foggia e Vicenza dove spira “un’aria nuova” con una sindaca e un sindaco voluti e sostenuti dalle donne, senza dimenticare che “il problema a Bari e alla Regione, è nato purtroppo da alcune donne che sono state indagate per corruzione e voto di scambio”. Voce a chi si oppone a Vicenza all’alta velocità, un’opera inutile e dannosa per l’ambiente, dove l’apertura dei cantieri ha mobilitato gli espropriati, come sta avvenendo a Villa San Giovanni per il Ponte sullo Stretto. E ancora, voce è stata data a pensieri e sentimenti di paura e di angoscia per la guerra in Ucraina e a Gaza con annesse rappresaglie tra Israele e Iran, che ci restituiscono immagini di morte e distruzione di città, corpi e palazzi sventrati, e un’assenza totale di “relazioni diplomatiche”. Tante voci, tanti racconti, tante pratiche e la proposta di Loredana Aldegheri di aderire all’appello di Ginevra Bompiani e Barbara Alberti per “uno sciopero mondiale contro la guerra”. A conclusione del convegno, dietro proposta di Laura Colombo, ci si è date appuntamento all’anno prossimo alla Libreria delle donne di Milano, che festeggerà i suoi 50 anni.