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Da il manifesto

Donald Trump non l’ha presa bene e ieri mattina presto, su Truth Social, ha attaccato lareverenda Mariann Edgar Budde che, il giorno prima, durante la funzione di preghiera parte delle tradizioni inaugurali dell’insediamento, lo aveva invitato ad avere pietà delle persone transgender e degli immigrati. Nel suo sermone Budde dal pulpito si era rivolta direttamente a Trump: «Nel nome del nostro Dio, le chiedo di avere pietà delle persone nel nostro paese che ora sono spaventate. Ci sono gay, lesbiche e transgender in famiglie democratiche, repubblicane e indipendenti, alcuni dei quali temono per la propria vita».

In un lungo post Trump ha definito il sermone «cattivo», noioso e «non intelligente». «La cosiddetta vescova che ha parlato al National Prayer Service martedì mattina è un’estremista di sinistra che odia Trump. Ha introdotto la sua chiesa al mondo della politica in un modo davvero sgarbato. Aveva un tono cattivo e non era convincente o intelligente. Non ha parlato del gran numero di migranti illegali che sono entrati nel nostro Paese e hanno ucciso persone. Molti arrivano da carceri e istituti psichiatrici. Il servizio è stato molto noioso e poco stimolante». Trump ha concluso chiedendo a lei e alla chiesa di scusarsi.

Budde aveva osservato che i lavoratori migranti «pagano le tasse» e sono “fedeli membri” di chiese, moschee, sinagoghe e templi degli Stati Uniti, che i loro figli «temono che i loro genitori vengano portati via». E ha chiesto a Trump di aiutare le persone in fuga dalle zone di guerra e dalle persecuzioni.

Non è la prima volta che la vescova e Trump si scontrano: nel 2020 Budde aveva scritto un editoriale sul New York Times affermando di essere «indignata» e «inorridita» dall’uso della Bibbia da parte del tycoon, che l’aveva esibita posando per delle foto davanti alla chiesa di St. John di Washington, e che contemporaneamente aveva ordinato alla polizia di disperdere una manifestazione pacifica di Black Lives Matter che si stava tenendo lì vicino, usando i gas lacrimogeni.

Sembra improbabile che il sermone di Budde possa aver scavato una breccia nella linea politica che sta implementando Trump. Per quanto riguarda i diritti di persone Lgbtq e minoranze, questa amministrazione si è già mossa per chiudere gli uffici federali per l’inclusione e la diversità, in quanto «sono discriminanti», e ha messo in congedo retribuito con effetto immediato (e alla fine licenziare) tutto il personale federale dell’agenzia per la Diversità, equità, inclusione e accessibilità (Deia), che era stata istituita per promuovere il trattamento equo e la piena partecipazione dei gruppi storicamente sottorappresentati.

«L’agenzia sta adottando misure per chiudere/terminare tutte le iniziative, gli uffici e i programmi Deia» si legge nel comunicato arrivato ai dipendenti federali direttamente dall’Ufficio di gestione del personale degli Stati uniti, e la portavoce della Casa bianca Karoline Leavitt ha confermato che la nuova amministrazione Trump ha ordinato la chiusura di tutti i programmi Deia.

Questo annuncio nasce dall’ordine esecutivo firmato lunedì, per smantellare radicalmente tutti i programmi di diversità e inclusione, dai corsi di formazione anti-pregiudizio ai finanziamenti per gli agricoltori e i proprietari di case appartenenti alle minoranze, e va a revocare un ordine emesso dal presidente Lyndon Johnson.

Per la comunità transgender, l’ordine firmato da Trump per cui in Usa esistono solo due generi, invece, porta a ripercussioni immediate nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei centri di accoglienza, che da ora non dovranno più tutelare l’identità transgender o non binaria. Ad esempio le donne transgender se arrestate saranno rinchiuse nelle prigioni maschili. Inoltre Trump ha decretato il divieto di finanziamenti federali a qualsiasi istituzione, iniziativa o ricerca medica che sostenga l’identità transgender.

Per quanto riguarda gli immigrati, la Casa Bianca ha reso possibile procedere agli arresti anche in luoghi considerati zone sicure, come chiese, ospedali e scuole. Il dipartimento di Giustizia, inoltre, ha annunciato che indagherà e perseguirà tutti i funzionari delle amministrazioni cittadine che rifiutano di implementare le nuove politiche sull’immigrazione. Nel 2011 l’Immigration and Customs Enforcement, Ice, aveva adottato una regola che impediva agli agenti di effettuare arresti in luoghi sensibili, e l’amministrazione Biden aveva pubblicato delle linee guida simili.

Nel suo secondo giorno da presidente Trump ha cancellato tutto, con il risultato che per via di questa mossa, molte famiglie hanno paura a mandare i bambini a scuola o a cercare cure negli ospedali. Come reazione a New York sono stati resi pubblici dei memo interni che ordinano ai dipendenti del governo di bloccare i raid dell’Ice, ordinando al personale di impedire l’accesso a qualsiasi forza dell’ordine non locale, Fbi inclusa, anche se in possesso di un mandato giudiziario.

Con buona pace del sindaco Eric Adams, che si sta avvicinando di giorno in giorno sempre più a Trump, allontanandosi da tutte le tradizionali politiche di tutela dei migranti di New York City.

(il manifesto, 23 gennaio 2025, con il titolo “Puniremo i funzionari cittadini che ostacolano le deportazioni”)