La teoria del gender? Non esiste
Elena Tebano
17 Settembre 2015
A creare la «teoria di gender» di cui si parla oggi nel dibattito politico sono stati i suoi oppositori, che la usano come spauracchio — un fantasma appunto. «Teoria del gender vuol dire che i vostri figli saranno istigati all’omosessualità, che saranno invitati alla masturbazione precoce fin dalla culla, che potrebbero essere obbligati ad assistere a proiezioni di filmati pornografici, fino ad arrivare a correre il rischio di sentirsi obbligati ad avere rapporti carnali con bambini dello stesso sesso», si legge in un appello che da mesi viene diffuso via Internet tra i genitori degli scolari italiani per invitarli a opporsi alle lezioni contro stereotipi e discriminazioni previste dal cosiddetto «piano formativo di istituto» (con incluso un modulo da firmare e consegnare all’amministrazione scolastica). Chi sostiene l’esistenza della «teoria di gender», infatti, è contrario al progetto — questo sì contenuto nella riforma della scuola — che mira a prevenire la violenza sulle donne e il bullismo omofobico attraverso l’educazione alla parità di genere (l’eguaglianza tra uomini e donne) e al rispetto delle persone gay e lesbiche. Il termine, inoltre, è stato usato negli ultimi tre anni dai gruppi organizzati (come Manif pour tous, nato in Francia ai tempi dell’estensione delle nozze alle coppie dello stesso sesso e poi «importato» in Italia) per contrastare prima la legge contro i reati di omofobia e poi quella sulle unioni civili. Un tempo si accusavano gli omosessuali di essere contro natura, oggi si accusa la cosiddetta «teoria di gender» di «porre in discussione le caratteristiche innate del maschile e del femminile universalmente riconosciute, fino a indurre un indifferentismo sessuale» (da una lettera del comitato «Difendiamo i nostri figli»).
(Corriere della Sera, 17 settembre 2015)