La pratica del fare, oggi
Michela Spera
16 Agosto 2025
Ho voglia di intervenire in questa discussione per dire, parafrasando il titolo dell’incontro di Via Dogana 3, che non solo fare impresa femminista è un’invenzione continua ma anche che l’impresa Libreria, così come narrata nelle belle introduzioni di Traudel Sattler e di Renata Dionigi, restituisce il senso politico di un’impresa femminista ed è un’impresa possibile,è una buona impresa. Non è poco!
Sono arrivata al femminismo della differenza in uno dei contesti e delle relazioni creati dall’impresa Libreria: la presentazione del Sottosopra blu 1 organizzata a Brescia dal Gruppo del Martedì della Camera del Lavoro e dall’Università delle donne Simone de Beauvoir. In quell’incontro – con Lia Cigarini, Luisa Muraro, Clara Jourdan – è nata la mia relazione con la Libreria, a cui sono seguite poi, nel corso degli anni, altre relazioni politiche e di amicizia con altre donne, relazioni per me vitali ma, soprattutto, con un pensiero politico e una pratica da cui ho ricavato – in un movimento continuo tutt’ora in corso – una forza generativa che prima non avevo mai sperimentato.
Il mio lavoro sindacale – tra difficoltà, contraddizioni, sconfitte, guadagni – si è nutrito di questo pensiero e questa pratica ed è cresciuto in queste relazioni. Nel contesto del sindacato l’incontro con il pensiero della differenza e la pratica del partire da sé ha alimentato i miei progetti e il desiderio di stare intera nel mondo, ha messo a disposizione i mezzi per cambiare e ha cambiato il mio modo di esserci. Una strada in continuo divenire, per imparare la “capacità di stare al mondo senza sottostare alla sua legge”2 e agire un punto di vista situato nel desiderio e nella parola soggettiva come parte del conflitto e della contrattazione.
Sono stata parte, fin dall’inizio e anche quando non ne avevo piena consapevolezza, di quel “circolo virtuoso tra il fare materiale e la riflessione politica”3 che ha attraversato questi cinquanta anni di vita della Libreria.
Questo è il guadagno, che la Libreria continui a essere una realtà aperta sulla strada, ed è molto forte il senso di gratitudine così come forte è il mio desiderio di fare quello che posso e sono in grado di fare perché la Libreria possa continuare la sua attività editoriale e politica.
L’incontro di VD3 ci ha fatto conoscere lo spirito degli inizi: fare impresa “con un misto di accuratezza femminile, di prudenza contadina, di efficacia”4 . Le difficoltà oggi sono altre da quelle di 50 anni fa (per tutti è più difficile vendere libri) ma noi abbiamo un “di più”.
La programmazione degli eventi per festeggiare i 50 anni è la materia viva, il patrimonio che abbiamo tra le mani, per allargare e trasmettere che c’è una ricchezza di pensiero e pratica politica che circola in un mercato della felicità. L’interesse riscontrato negli incontri già svolti ha reso evidente che si possono continuare a creare contesti e relazioni ben oltre i confini delle presentazioni del calendario mensile.
Dobbiamo adeguare la nostra pratica ed essere in grado di far fronte alle difficoltà dell’oggi, ragionare sul nostro desiderio e su come continuare a mantenere uno spazio di incontro e di confronto con “al centro il libro come oggetto di relazione e di scambio, non solo commerciale ma culturale”5.
Laura Colombo “con un misto di accuratezza femminile, di prudenza contadina, di efficacia imprenditoriale” ha sperimentato altre strade per poter far conto su ulteriori risorse che si aggiungano al sostegno della comunità di donne e uomini che acquistano per sostenere questo luogo e il pensiero politico che produce.
Le mette in parola e su questo apre domande, per sé e per tutte noi.
Io non credo ci siano alternative e non credo che quelle delineate siano strade in perdita se le percorriamo con una pratica politica adeguata.
Mi sono interrogata sul come e credo che una via percorribile sia stata quella di rendere sostenibile economicamente la programmazione degli eventi e delle pubblicazioni per i 50 anni dell’impresa Libreria.
Penso che la fatica richiesta per far fronte alla burocrazia e agli adempimenti richiesti si possa affrontare facendo affidamento su tutte le energie che, alla luce di questa discussione, si renderanno disponibili.
E, in una pratica del fare, propongo di ragionare su quali progetti – ad esempio la conservazione e la digitalizzazione dei testi storici – possono oggi allargare le possibilità di incontro e confronto ed entrare relazione con possibili finanziamenti esterni.
In un mercato del lavoro così difficile anche per le donne (giovani e no) e alla luce del loro desiderio di fare lavoro volontario in Libreria, potremmo ripensare come sostenere questo desiderio, ad esempio con gli strumenti del servizio civile volontario, instaurando le necessarie relazioni e collaborazioni con altre realtà cooperative o imprese no profit.
È la pratica delle relazioni anche con le realtà istituzionali che ha reso possibile avere un luogo adeguato per il progetto della Libreria, prima in Via Dogana e poi in Via Pietro Calvi, ed è necessaria oggi per continuare.
Ragioniamo su tempi e strumenti così da poter mantenere la pratica editoriale delle origini, oggi alimentata dalla pubblicazione dei quaderni di Via Dogana e dall’esperienza dei tre numeri speciali.
Ragioniamo sulla continuità nella apertura al pubblico, rilanciando sui turni volontari di vendita per continuare la gestione collettiva della Libreria e sperimentiamo, tra le forme di sostegno comuni a tutte le imprese, quelle che ci permettono continuità e sostenibilità.
La discussione che stiamo facendo ha fatto emergere che “c’è un aspetto vitale, che fa vivere, nel dare il proprio tempo e le proprie capacità per un progetto comune trasformativo”6 e che “un luogo di libertà simbolica non è solo uno spazio fisico: è una trama di relazioni, parole e gesti che mutano la misura di ciò che è possibile”7 .
Per questo aspetto vitale e per questo luogo di libertà per me è importante proseguire l’avventura iniziata 50 anni fa ed è necessario continuare a inventare.