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Nella riunione di VD3 di domenica 18 aprile ho consentito con la visione di Lia Cigarini sulla politica della differenza come politica unica, di donne e uomini, con la mediazione – che il femminismo ha rafforzato con la relazione tra la madre e la figlia – che la madre esercita con il mondo degli uomini. Spero di avere capito bene.

In effetti le donne hanno padri fratelli mariti e figli (maschi) per cui sono naturalmente in legami profondi con i maschi. Trasmettere questo sapere e competenza e disinvoltura alle figlie è frutto da tramandare. Consaputo possibilmente, come il femminismo permette.
Nella attuale cultura occidentale e forse mondiale in cui i maschi, con la ideologia della uguaglianza o almeno della parità, intendono annullare la differenza sessuale (non sto a specificare come si riduca a essa ideologia della uguaglianza la pluralità delle differenze: ultima loro tecnica per annullare l’unica differenza materiale, genere e specie, che ci riguarda) un bell’esempio ieri ce lo ha offerto la nostra politica casereccia, in cui il padre di un ragazzo, presunto stupratore con gruppo, lo difende attaccando insieme la ragazza vittima.
Niente so. C’è un video, e c’è una avvocata della vittima che lo avrà visto, a difenderla.
Ma vorrei porre la questione sul piano di parità e differenza.
La ragazza partecipa a una festa con altri amici. Questi a un certo punto “sforzano” un rapporto sessuale di gruppo nei suoi confronti.
Tesi difensiva dei maschi: erano tutti insieme, amici, uguali, il rapporto sessuale non è violenza, c’è accordo.
Tesi accusa: la differenza esiste, amici in uguaglianza fino al punto in cui comincia la violenza.
Voglio vedere come la bravissima avvocata, non troppo femminista, si servirà dell’argomento uguaglianza/differenza.
In effetti, alle magnifiche (senza ironia) argomentazioni di Lia, Rinalda Carati ha opposto, nel suo intervento, che sussistono contraddizioni reali: in una politica unica della differenza che ancora è tutt’altro che governante grazie alla mediazione della madre.
Per altre mie esperienze personali sono d’accordo con Rinalda.
Anche se d’altra parte so, nel mio rapporto con figli maschi, che quella mediazione – in parte! – funziona.