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Le serie televisive stanno prendendo sempre più spazio. Sono dei film che hanno durata più lunga e permettono uno svolgimento, in alcuni casi, travolgente. C’è chi in questi tempi di vacanze forzate va a letto alle 3 di mattina per avere visto tutti gli episodi concentrati in una sola visione. Registe di grande bravura, registi, attori e attrici trovano da anni, come sappiamo, modalità di impiego della loro creatività proprio nelle serie. Per non parlare dei prestiti letterari e delle sceneggiature di cui si avvalgono. Fra quelle italiane L’amica geniale è stata un serie bellissima tratta dai romanzi di Elena Ferrante.

The Marvelous Mrs Meisel ovvero La favolosa signora Meisel è la serie scritta, prodotta e diretta da Amy Stewart Palladino con la collaborazione del marito D. Palladino. La sua creatrice è nota per altre serie famose come Una mamma per amica.

Mrs Meisel è la più divertente intelligente e femminista (senza pesi ideologici) serie che abbia visto.

La quarta stagione è già prevista, ma per ora non è entrata in produzione causa Covid. In Italia sono state distribuite tre stagioni quindi 24 episodi di 57’. Il sito di streaming che la trasmette è Amazon Video Prime.

Le protagoniste sono le donne. Prima fra tutte c’è Mrs Meisel, Midge, alla nascita Miriam. Casalinga dell’upper class, laureata in letteratura russa, non ha ancora 30 anni, un marito e due figli; non lavora e segue il marito che quando smonta dall’ufficio si esibisce in un locale alternativo come cabarettista.

Lo humor è quello ebraico, il witz è quello del ridersi addosso comprendendo la famiglia le tradizioni la propria storia, fra malinconia e sarcasmo. Midge però è dotata di suo. Quando il marito fallisce in una serata e non sentendosi più all’altezza della moglie la lascia per la segretaria, lei, dopo avere visto la sua vita felice rivoltarsi a 360°, una sera alticcia sale sullo stesso palco del Gaslight e squaderna tutto il suo humor dissacrante. Ha successo, tanto che addirittura l’arrestano, ma attira l’attenzione di Susie Meyerson, una spigolosa butch sempre in abiti maschili, che paga la cauzione, la tira fuori di galera e si offre di diventare la sua manager.

Comincia così la nuova vita di Mrs Meisel e di Susie. Siamo nel 1958 e Mrs Meisel, sempre inappuntabile con tacchi, abito elegante, soprabito, guanti e cappellino, insieme alla manager Susie inizia la sua carriera di comedian, di comica.

Una storia appassionante che mi ha coinvolto fino all’80° episodio della terza stagione.

La relazione fra le due donne è straordinaria, molto divertente, piena di battute e di situazioni strane, verosimile e vincente perché arriveranno fino alla meta, anche se tutto è ancora da capire dopo la terza stagione.

Le recensioni dedicate alla serie, tutte molto positive, depotenziano la centralità del rapporto fra le due, che la loro autrice ha invece messo al centro della narrazione. Questa relazione é il luogo di spiegazione di tutto quello che avviene, non solo la premonizione della coppia butch-femmes non ancora cosciente di esserlo, prima di Stonewall.

C’è un progetto di riuscita sociale che le unisce ma anche la spinta alla creazione di un linguaggio che fa parlare per la prima volta le vite delle donne. L’aveva detto Carolyn G. Heilbrun. Le poetesse americane negli anni ’60 fanno parlare senza reticenze la vita delle donne. È l’autocoscienza, il consciousness raising che per la prima volta esce allo scoperto. Mrs Meisel e Susie le danno parola, divertendo, rovesciando l’idea che solo gli uomini fanno ridere.

Mi hanno fatto venire in mente una grande italiana autrice e interprete dell’esistenza femminile, Franca Valeri.

In La favolosa Mrs Meisel senza melodramma, senza alzare cartelli, rivendicare diritti, il femminismo prende parola attraverso quella strana coppia, nell’intesa che le tiene insieme. Il motto che sancisce il patto è “Tit up”. Ogni volta che Midge sale in scena le due compagne ripetono la frase benaugurante “Tit up”, “petto in fuori”, quindi “coraggio”.

Mrs Meisel forse nasce dalla stessa ispirazione di Lucy, interpretata da Lucille Ball, nella serie Lucy e io che uscì dal 1951 al 1957. Lei è una casalinga pasticciona e divertente che mi divertiva un mondo quando ero bambina. La trasmettevano anche in Italia sull’unica televisione che allora esistesse, la RAI a canale unico in bianco e nero. L’adoravo perché di traverso ci vedevo mia madre che guardandola in controluce era altrettanto comica, nonostante fosse una mamma italiana molto seria con molte idee geniali.

Mrs Meisel però decide che il suo teatro non sarà più solo la casa, e con questo passo laterale la sua creatrice ci offre l’occasione di pensare.

C’è una differenza che prende le distanze dalle fiction sull’emancipazione femminile, anche dirette da donne. Giornaliste in erba toccano il cielo con un dito per avere ottenuto la sedia a un tavolo di redazione, diretto dalla solita signora spietata con i tacchi a spillo, a modello dell’imperitura direttrice di Il Diavolo veste Prada.

In Mrs Meisel il sottotesto include tutte: oltre la scena fissa del racconto, c’è il desiderio di parlare di sé, di mettere in scena la soggettività femminile, c’è la ricerca di un linguaggio che spiazza, con lo humor, sottratto agli stereotipi sulle donne, ma anche alle modalità maschili di esprimersi, un linguaggio che cambia nella ricerca di comunicazione e invita tutte a parteciparvi.