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da Il Sole 24Ore

Il libro qui recensito da Diego Marani è uscito in edizione italiana il 5 settembre 2025 con il titolo Un altro genere di potere per Baldini + Castoldi – collana I Fenicotteri, pp. 512

In un tempo in cui la politica sembra aver smarrito ogni vocazione al servizio, A Different Kind of Power, il libro con cui Jacinda Ardern riflette sulla propria esperienza di leadership, si impone come un testo controcorrente che rivela un modo dimenticato di impegno pubblico. Ex prima ministra della Nuova Zelanda divenuta simbolo globale di una leadership empatica e risoluta, Ardern racconta in queste pagine cosa significhi esercitare il potere senza cadere nella tentazione del culto di sé e soprattutto senza perdere la propria umanità.

Non è un’autobiografia né un pamphlet ideologico ma piuttosto una meditazione civile, in cui vita personale e responsabilità pubblica si intrecciano. Ardern racconta gli eventi epocali che ha vissuto, dall’attentato di Christchurch all’eruzione del vulcano Whakaari, fino alla gestione della pandemia, ma lo fa evitando ogni trionfalismo e celebrazione dei propri successi. A colpire è il tono: composto, essenziale, sempre rivolto al “noi” più che all’“io”. L’esempio dell’attentato di Christchurch è emblematico: la premier non tuonò contro il nemico che aveva vilmente colpito il suo pacifico Paese, non invocò repressione o vendetta. Indossò il velo in segno di rispetto, abbracciò le famiglie delle vittime, scelse parole di compassione e di vicinanza. Il Parlamento neozelandese in pochi giorni approvò una stretta durissima sulla vendita di armi. Un gesto politico deciso ma radicato in un’etica dell’ascolto.

Nel panorama occidentale e ancor più in quello italiano questo stile è l’opposto della logica politica dominante dove prevalgono l’invettiva, il marketing dell’ego e la costruzione permanente di nemici. La Ardern invece propone un’etica della responsabilità e della misura. Le sue decisioni, anche le più complesse, sono sempre ispirate all’interesse collettivo, mai al proprio tornaconto politico.

Il libro è attraversato da un altro filo conduttore: la maternità. Ardern è stata la seconda leader al mondo a partorire durante il mandato (la prima fu Benazir Bhutto) e nel raccontare questa esperienza non si sottrae alla complessità. Racconta un episodio illuminante: durante una riunione diplomatica fu costretta a interrompere i lavori per allattare la figlia. Lo fece senza esibizionismi né giustificazioni, con il senso tranquillo di una normalità che ancora oggi fatica a farsi spazio nella vita pubblica. In Italia, dove la leadership femminile è spesso costretta a mimetizzarsi sotto il codice maschile della “donna con le palle” – durezza, decisionismo, presunta infallibilità – Ardern offre un modello diverso. Non rivendica una “diversità femminile” astratta: dimostra, piuttosto, che si può essere leader senza sacrificare la propria interezza di donna, madre, persona.

Ma il gesto forse più potente di Jacinda Ardern è quello che conclude il libro: la rinuncia. Nel gennaio 2023 annunciò le sue dimissioni con una motivazione tanto semplice quanto rivoluzionaria: «Non ho più abbastanza energia per fare bene questo lavoro». Nessuna crisi, nessuno scandalo. Solo il riconoscimento dei propri limiti. Un atto inaudito nel nostro tempo dove i potenti proiettano nel potere tutto il loro narcisismo. Mentre da noi leader di ogni schieramento si aggrappano ad ogni carica in una occupazione ad oltranza di posti e poltrone che spesso sfocia nel logoramento delle istituzioni stesse, Ardern, al contrario, ha scelto di lasciare quando ha sentito che non poteva più dare il meglio di sé. Il libro non contiene mai toni moralistici, eppure muove indirettamente una critica durissima a questo modo di intendere la politica che vive di polarizzazione, semplificazione, esibizionismo. La sua risposta non è una “contro-narrazione” ma una prassi alternativa: concreta, silenziosa, composta.

A Different Kind of Power non è un manuale, e non pretende di offrire formule replicabili. È piuttosto una testimonianza, capace però di sollevare domande profonde: cosa cerchiamo davvero in chi ci governa? È possibile immaginare una politica che non sia guerra, ma cura? E soprattutto: siamo pronti a riconoscere il potere come responsabilità e non come possesso?

Nell’epoca delle leadership tossiche, Ardern ci ricorda che un altro modo di fare politica è possibile. Servono visione, coraggio e anche la forza di farsi da parte quando è giunto il momento.