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La fase due dell’emergenza Coronavirus vede in atto spinte contrastanti la cui posta in gioco è quale direzione prenderanno i processi in corso. È segnata da un conflitto simbolico e politico tra due versanti. Da una parte c’è la restaurazione dell’ordine precedente, rimanendo sugli stessi binari – una “ripartenza” appunto – e dall’altra il prendere forza di un ripensamento di cui la pandemia ha messo in luce i nodi indicando delle priorità.

Le necessità imposte dal diffondersi del virus hanno chiaramente mostrato il fallimento della ricetta dell’individualismo neoliberista e hanno rimesso al centro tutto ciò che è pubblico e della collettività, a cominciare dalla sanità e dalla scuola per finire con l’aria pulita e con una maggiore giustizia sociale. Ora si tratta di non dimenticarlo e di approfittare di questo sconvolgimento per imprimere un’altra direzione al cambiamento.

Forti contese premono soprattutto in altri due campi di esperienza. Il prolungato restare a casa ha accelerato i processi di trasformazione tecnologica già in atto nella società: dalla scuola a distanza, al ricorso esteso allo smart-working, all’uso privato di app di condivisione e di streaming culturali. Nel contempo l’esperienza di distanziamento fisico ha fatto prendere coscienza dell’interdipendenza degli esseri umani e di come siano insostituibili i legami relazionali. Si sta delineando quindi un conflitto destinato a rimanere sempre aperto tra rivoluzione informatica e centralità dei rapporti umani in presenza.

Inoltre a tutt’oggi la pandemia ha smentito l’insistente narrazione per cui si potesse fare a meno dei corpi, sostituiti da robot o da procedure tecnologiche, mostrando invece – proprio attraverso la loro vulnerabilità – come siano imprescindibili. Sono cambiate le priorità. Oggi la precedenza spetta alla vita e alla cura dei corpi e delle relazioni che avviene negli ambienti domestici e all’apporto indispensabile delle professioni considerate umili che non hanno mai smesso di lavorare per i bisogni primari degli esseri umani, dal cibo, all’assistenza, alla pulizia.

Sono contese e cambi di priorità su cui da tempo c’è pensiero femminista e che oggi indicano un possibile orizzonte di trasformazione per tutti. Su questo vogliamo lavorare per cercare come sempre il cambiamento dove già c’è, per inventarlo dove ciò che viviamo stride con quello che abbiamo a disposizione o che ci viene prospettato.

La discussione si aprirà a giorni a partire da testi di Anna Maria Piussi, Ina Praetorius e Ida Dominijanni, che saranno on line prossimamente. Nel frattempo vi invitiamo a pensare sui temi proposti.


IL DIBATTITO INIZIERÀ DOPO LA PUBBLICAZIONE DELLE INTRODUZIONI.

I contributi andranno inviati a info@libreriadelledonne.it (oggetto: VD3)


(Via Dogana 3, 11 maggio 2020)