Il clima e l’inconscio
Chiara Zamboni
18 Dicembre 2019
Vorrei portare un contributo all’incontro sull’ecologia e la crisi ambientale. È un tema politico che sta radicalmente cambiando il modo di pensare il nostro rapporto con il mondo. Ora, quello che ho imparato nelle pratiche politiche delle donne mi sembra possa aiutarci a seguire una strada più fine in rapporto a questa questione.
Mi riferisco al fatto che nel femminismo abbiamo tenuto conto dell’insistenza di aspetti fantasmatici nell’agire, quando abbiamo ragionato tra noi sull’esperienza nelle pratiche. Penso al fantasma della madre arcaica da cui si dipende totalmente, quello dell’onnipotenza, della paura della distruzione nel conflitto, e così via. Abbiamo tenuto conto cioè del lato inconscio del pensare e dell’agire, che non può essere risolto, ma può dare una chiave di lettura di molti comportamenti e pensieri. A me sembra che questo tener conto dei segni dell’inconscio possa aiutare nel ragionare in rapporto alla natura. Non intendo solo l’interrogarsi sul lato immaginario che riguarda la terra, accostata ora alla madre che nutre, ora alla madre indifferente, oppure vista come soggetto fragile, malato, di cui prendersi cura e così via. Mi riferisco anche al fatto che l’insistenza dell’inconscio nel nostro agire ci rende consapevoli che non tutto è progettabile, che l’omino gobbo delle fiabe può sviare le migliori intenzioni. Ovvero l’inconscio si mette in mezzo scompigliando ciò che di meglio vorremmo realizzare. È un invito a prendere in considerazione certi sintomi come il restare mute, il non aver niente da dire, ad esempio. O la noia verso certe ripetizioni ossessive. Oppure un tono vuoto e convenzionale del discorso.
Considero dunque essenziale l’ascolto della soggettività in un movimento così complesso come quello per l’ambiente e per la terra. La differenza femminile può aiutare a tener conto di tali implicazioni soggettive. Possiamo imparare così a non immedesimarci nei fantasmi circolanti e totalizzanti che riguardano il clima e la natura, e tenerne conto piuttosto come degli orientamenti.
Ascoltare la differenza implica la fatica di stare in rapporto con vissuti non trasparenti, oscuri, che hanno a che fare con l’inconscio. In questo modo però, sciogliendoci dalle immedesimazioni, si possono aprire spazi vuoti, dove può accadere qualcosa di imprevisto, in un movimento politico come quello ecologista che si presenta come totalizzante.