Fioriscano mille donne presidenti, ma per quale politica?
Umberto Varischio
23 Novembre 2022
di Umberto Varischio
Sabato scorso l’assemblea nazionale del PD ha deciso di permettere la candidatura al ruolo di segretaria/o anche a chi attualmente non è iscritta/o; questo atto potrà consentire a Elly Schlein di aggiungersi a Paola De Micheli, iscritta e già candidata.
Dopo una donna diventata effettivamente presidente del consiglio e «un uomo che può portare avanti politiche femministe» (Letta dixit), finalmente anche in quello che si (auto)considera il partito leader del progressismo italiano è almeno possibile che venga eletta una segretaria, la ex vicepresidente della regione Emilia-Romagna; senza dimenticare la recente elezione di Mara Carfagna a presidente di Azione.
Indipendentemente dal fatto che non sono d’accordo con le posizioni di Schlein su GPA e ddl Zan (e anche su altro), come non sono assolutamente d’accordo con le posizioni e i primi atti di governo dell’attuale presidente del consiglio, mi sembra che, almeno dal punto di vista simbolico, si stia creando una situazione che può ulteriormente cambiare l’orientamento negativo riguardo a donne ai posti di comando che sinora ha dominato nel nostro paese. E nel febbraio 2023, oltre a una presidente del consiglio di destra, ne potremo avere anche un’altra in pectore come leader di uno schieramento progressista.
Potrebbe essere un ulteriore passo avanti; e lo sarebbe se il vero problema non fosse quello indicato storicamente dal femminismo della differenza, cioè che l’obbiettivo non può essere quello di conquistare i vertici della politica maschile, ma di cambiarla alla radice; e della situazione attuale noi uomini portiamo pienamente la responsabilità.
(www.libreriadelledonne.it, 23 novembre 2022)