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Vorrei dire la mia esperienza in Libreria attraverso quelle pratiche che ho vissuto personalmente e che sono la base della nostra politica, in particolare la pratica di relazione, l’affidamento e la pratica del fare.

Sono entrata in Libreria, quando era in Via Dogana, alla fine del 1976 grazie a Donatella Palazzoli, socia fondatrice che avevo conosciuto durante una vacanza e che me ne parlò con entusiasmo e passione. Mi invitò a partecipare e a fare un turno come volontaria; io stavo attraversando un periodo difficile della mia vita personale, ero attratta dalla proposta ma divisa tra il desiderio di partecipare e il senso di inadeguatezza rispetto a un percorso e un sapere che non conoscevo: vinse il desiderio.

Cominciai a fare un turno con Giordana Masotto che era la libraia di riferimento, poi mi ritrovai tutte le mattine in Libreria. La Libreria era diventata il mio spazio di libertà: lo scambio con altre, l’ascolto di esperienze e saperi nuovi, il turno affollato del venerdì mattina con Luisa Muraro, i rapporti di amicizia con alcune turniste mi facevano stare bene. Aiutavo nel lavoro quotidiano, un fare concreto che mi faceva sentire più coinvolta. Partecipavo agli incontri politici che si tenevano tutti i giovedì sera, ricordo il sottoscala pieno di fumo, le donne sedute sui gradini, l’ascolto come nutrimento mentale. Molta produzione politica, moltissime iniziative sono state pensate, elaborate, discusse in quel luogo.

Quando si trattò di sostituire Giordana, dopo diverse riunioni in cui nessuna si proponeva, io capii quanto quel luogo era diventato importante per me e che occuparmi della Libreria poteva essere il mio modo di partecipare più attivamente al progetto in cui mi identificavo e l’occasione di dare continuità a un processo di valorizzazione personale. Mi resi disponibile e entrai a far parte della cooperativa nel 1978.

Da allora sono stata responsabile della Libreria per 34 anni. Se oggi ripenso al mio modo di gestirla, posso dire che ho sempre contato sull’apporto delle altre. Ricordando l’esperienza positiva nel sentirmi più partecipe condivisi con le turniste del mattino il lavoro quotidiano della libreria: sistemazione degli scaffali, spunta dello schedario, apertura dei pacchi dei libri… dando a tutte la chiave per l’apertura, rendendole così più responsabili.

Spesso ho condiviso il mio compito con una donna che più di altre sosteneva il progetto e aveva tempo disponibile: universitarie, insegnanti, pensionate, casalinghe… tante, tante donne di età e interessi diversi si sono alternate al mio fianco in un rapporto duale in cui ho spartito lavoro, amicizia e passione politica. 

Per le mie incertezze e dubbi su ordini o richieste particolari incominciai a chiedere a Lia Cigarini, che in riunione mostrava più esperienza e sapere di altre. Le sue risposte puntuali mi orientavano e mi permisero di vivere senza troppe ansie, anzi direi con tranquillità quel primo periodo.

Quando nel 1983 uscì il Sottosopra verde ricordo la commozione, quasi una conversione, nel leggerlo; mi riconobbi nello scacco, nel disagio e nella teorizzazione dell’affidamento c’era l’esperienza che io avevo vissuto con Lia.

Col tempo l’affidamento per me era diventato una specie di legame mentale che mi dava risposte. Anche oggi per me Lia è un riferimento necessario.

Nella seconda metà degli anni ottanta, una grande iniziativa in Libreria fu organizzata con i “mesi” dedicati alla storia, all’umorismo, ai romanzi, alla poesia, alla scienza, alla filosofia. Erano gestiti da quelle donne che più sapevano sull’argomento e che si rivolsero alle scrittrici, alle pensatrici più significative del settore per realizzarle. Tutte accolsero l’invito, molte venivano da città lontane a loro spese ed erano ospitate nelle nostre case. Io organizzavo e mi occupavo della materialità, aiutata da tutte le turniste in lavori essenziali per la buona riuscita degli incontri, seguiti da centinaia di donne. Dal mese della filosofia nel 1988 fu pubblicato a cura di Ipazia il catalogo rosa Quattro giovedì e un venerdì per la filosofia con le riflessioni e le foto delle relatrici e anche un mio scritto, “Come si costruisce una cattedrale” in cui io mettevo un sasso tra le pagine e ponevo il problema della invisibilità e del disvalore del lavoro quotidiano femminile così essenziale ma poco considerato dalle donne stesse della Libreria. Un progetto dove materialità e pensiero sono strettamente legati e ugualmente necessari. L’intento politico era di fare di questa realtà una rappresentazione sociale che producesse un’idea modificante.

Nel 1994 una proposta, decisa in riunione, nacque con lo scopo di  entrare in rapporto e mettere insieme quelle librerie a Milano che avevano in comune la caratteristica di essere spazi sociali e culturali della vita cittadina come La libreria dei ragazzi, che oggi si chiama Libreria delle ragazze e dei ragazzi, Babele, la Claudiana, la libreria del giallo, quella del fumetto e altre… Si formò così “Librerie in compagnia” un gruppo di 12 libraie/i che si riunì a turno nelle varie librerie rafforzando relazioni e attivando contatti per farci conoscere e affermare la nostra presenza come  parte attiva della vita pubblica della città. Si riuscì a coinvolgere la stampa e uscì anche una facciata intera sulla pagina di cultura locale di un importante quotidiano. Da questi confronti uscì un raffinato portfolio con il progetto e le schede di ogni libreria e un programma mensile con le iniziative di tutte che si dava in omaggio alle clienti. Per ringraziarci e per concludere questa esperienza il libraio di Babele, libreria specializzata in pubblicazione gay-lesbiche, organizzò nella sua bella casa una splendida festa napoletana con ricca cena, musica e canto.

Un’altra iniziativa a cui tengo molto è nata dalla relazione con Bianca Piazzese, giovane donna torinese che veniva ogni tanto alle riunioni della Libreria. Ci propose di presenziare con uno stand alla Fiera del libro di Torino dove lei saltuariamente lavorava. Il costo era molto alto così si pensò di condividerlo con quelle poche case editrici di libri e riviste femministe che, come noi, non avevano distributore. Contattai e riuscii a coinvolgere le editore che compresero la grande occasione di rendersi visibili in un ambito così fortemente patriarcale. A noi si unì la casa editrice La tartaruga con le prime traduzioni di autrici fondamentali per il femminismo e riuscii a ottenere la fiducia delle donne di “Scritti di Rivolta femminile” non soltanto per la vendita ma anche per la distribuzione dei libri di Carla Lonzi. Questa iniziativa incominciata nel 1990 si protrasse per qualche anno e lo stand diventò un appuntamento annuale dove si creavano relazioni, un punto di riferimento per le librerie delle donne che erano sorte in quel periodo e per alcune libraie un’occasione per aggiornarsi e prendere in deposito la nostra produzione e i libri di Rivolta. Con la politica delle relazioni le idee e i progetti si moltiplicano e si attuano in autonomia. 

Un giorno, nello stand della fiera, una donna di Ancona che faceva parte di un gruppo femminista, ci chiese di organizzare nella sua città una mostra di libri, in occasione di un loro seminario. Con Bianca ne parlammo in riunione e la proposta fu accettata. “Fiera del libro delle donne” fu il progetto che ci portò in alcune città e regioni lontane, Ancona Napoli, Catania, Puglia, Sardegna, richieste da gruppi e librerie militanti con l’obiettivo comune di raggiungere e coinvolgere altre donne nel movimento. Riempivamo scatoloni di libri e documenti importanti e difficili da reperire e poi li spedivamo col corriere. L’incontro ci occupava per un weekend di 4 giorni dal venerdì al lunedì. Di quel periodo ricordo l’accoglienza generosa, l’entusiasmo  reciproco nel vedere le tante donne che, la domenica, venivano anche da città e paesi lontani per seguire gli incontri, donne interessate che compravano libri, e chiedevano, e volevano conoscere… E poi alla fine dello scambio di esperienze e di saperi organizzavano cene e feste molto animate, felici dei nuovi rapporti e della riuscita dell’iniziativa. Non ci sono mai stati disguidi di pacchi o contrasti. Guglielma ci ha sempre protetto.

Con Traudel Sattler partecipai alla “Fiera internazionale del libro femminista” ad Amsterdam portando il Sottosopra verde tradotto in molte lingue anche in greco. C’erano femministe di tutta Europa e non solo, e ricordo in uno stand tedesco il libro di Luisa Muraro e la storia della nostra libreria, Non credere di avere dei diritti, tradotti entrambi da Traudel.

Nel 2001 fummo costrette a lasciare la piccola sede di Via Dogana a causa dell’affitto troppo alto e ci siamo trasferite in Via Pietro Calvi, zona non più così centrale ma col vantaggio di avere uno spazio più ampio con Libreria e Circolo della rosa insieme. Anche per l’allestimento e la sistemazione dei nuovi locali si agì la nostra politica affidandoci a Stefania Giannotti e Corrado Levi architetti cari amici della Libreria che rivoluzionarono gli spazi al meglio, ricavando un soppalco per l’amministrazione e un’ampia cucina dove socie e amiche del gruppo Estia si confrontarono, pubblicando poi l’esperienza nel quaderno di Via Dogana Fuochi. La Libreria fu attivata al massimo per sostenere questo passaggio che durò alcune settimane e che si concluse con una grande inaugurazione. 

L’inizio in Pietro Calvi coincise con l’avvento della tecnologia. Laura Colombo che unisce nella sua vita materialità e passione politica è la nostra preziosa referente. Insieme inserimmo nel computer più di 6000 titoli… La Libreria ora è superinformatizzata grazie a lei.

Nel 2012 ho concluso il mio lavoro in libreria e ho passato il testimone a donne più giovani. Ora sono la libraia decana, per anni ho fatto un turno settimanale di mezza giornata, seguo gli incontri al Circolo e mi occupo della corrispondenza per la spedizione delle nostre pubblicazioni. Sapere che questo piccolo lavoro raggiunge donne lontane e le rende partecipi alla elaborazione politica della libreria dà senso a questo mio fare.

Introduzione alla redazione aperta di Via Dogana Tre Fare impresa femminista, 8 giugno 2025