“Fare di necessità libertà, in rete”. Una Riflessione
Jasmine Anouna
13 Giugno 2019
Attualmente vivo esattamente a 1.298,9 km dalla Libreria delle donne di Milano, nella città di Oxford. Ciò nonostante, domenica scorsa ho potuto partecipare al mio primo incontro nella Libreria riguardo al tema dei social grazie a ‘Skype,’ un social che permette ad una persona o un gruppo di connettersi per tutto il mondo via audio e video. Grazie a un social, ero con Voi.
Certo, questo ‘ero’ non era assolutamente un essere intero; non ero fisicamente presente, e questo non mi ha permesso di vivere pienamente cosa significa essere lì fra di voi ad ascoltare e dialogare in carne e ossa. Ciò nonostante, Vi ho ascoltate. Vi ho ascoltate con tutta l’attenzione che vi avrei dato in persona. Vi ho ascoltate via Skype perché non avevo la possibilità di lasciare i miei studi e viaggiare per incontrarvi. Vi ho ascoltate via Skype perché il Vostro gruppo, e il tema in particolare di cui avete parlato è di grande interesse per me sia nella mia vita personale che in quella professionale; i miei obiettivi nella dimensione ‘offline’ mi hanno spinta a usare un social, Skype, per avere accesso alla vostra conversazione, anche solo in una maniera “parziale”. E con questa mia prima esperienza con Voi estraggo il primo punto riguardo ai social: I social possono essere utilizzati come strumenti per ottenere obiettivi concreti nella dimensione “offline”.
Spesso quando si parla dei social in Italia, diamo tanta luce al lato negativo, alle persone che hanno abusato dei social per compiere atti riprovevoli o alle vittime di questi atti violenti. Questo lato del digitale è opprimente ma importantissimo e da conoscere bene, e nell’incontro di domenica avete giustamente dedicato molta attenzione al lato più infido del mondo digitale. Ma questo mondo, come il nostro, è caratterizzato anche da persone e gruppi con intenzioni buone e che hanno trovato varie maniere creative per cogliere ‘opportunità’ dai social. Possiamo pensare per esempio all’attivismo sociale. Negli ultimi anni vari studi, specialmente nel campo di informatica e politica, hanno dimostrato che i social possono essere utilizzati come strumento politico e sociale per seguire obiettivi nella dimensione “offline” e che, in questo senso, l’attivismo offline e online si stanno gradualmente intrecciando. Guardiamo, per esempio, il movimento #BlackLivesMatter. Uno studio del 2018 di Marcia Mundt., Karen Ross e Charla Burnett ha dimostrato che questo movimento è stato rafforzato dall’utilizzo dei social, in particolare nella possibilità di costruire connessioni, mobilitare attivisti, e amplificare ‘narrative alternative’. Il beneficio che i social hanno dato al movimento era però, sottolineano nello stesso studio, anche conseguenza dell’educazione che hanno ricevuto gli attivisti riguardo ai rischi nel mondo digitale; le conversazioni “offline” hanno rafforzato l’attivismo online. Questo esempio mi porta a un secondo punto fondamentale riguardo ai social. Per poter utilizzare i social in maniere vantaggiose, è necessario discutere il tema attivamente nella dimensione offline per capire quali sono gli obiettivi dell’utilizzare i social, educarsi sui rischi, ma soprattutto valutare quali strategie si possono sviluppare per affrontare e affrontare questi rischi. Come è stato detto nell’incontro la domenica scorsa riguardo alla presenza della Libreria sui social: “È importante esserci, ma anche saperci stare”.
Saper stare sui social non è facile, e non è possibile risolvere con un solo incontro. Ma la conversazione di questa domenica mi pare essere stato il primo passo importante, e forse il più difficile, per capire come la Libreria possa rimanere sui social in una maniera che sia più sana e bilanciata per tutte. La mia proposta per il secondo passo: identificare quali sono le qualità innovative dei social di cui potrete usufruire, e come questi potranno essere un complemento ai Vostri obiettivi nella dimensione offline.