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da il venerdì di Repubblica

«C’erano solo una vetrina con un sottoscala e un piccolo soppalchino. La scaletta era tremenda, neanche una via di fuga. Ma per fare un movimento delle donne qualche rischio bisognava correrlo». Giordana Masotto è stata la prima libraia della Libreria delle Donne di Milano, che quest’anno festeggia i suoi primi cinquanta anni di vita con un denso calendario di iniziative che dureranno per tutto il 2025. Assieme a figure di primo piano del femminismo italiano come Lia Cigarini, Luisa Muraro, Elena Medi e Bibi Tomasi, nel 1975 apre in via Dogana, a pochi passi dal Duomo, una libreria che da allora si occupa di promuovere e divulgare il pensiero femminile. Per cominciare servono sei milioni di lire, se ne trovano tre grazie alla vendita di opere d’arte selezionate da Lea Vergine e offerte da artiste come Carla Accardi, Valentina Berardinone, Dada Maino e Nanda Vigo. Il comune concede l’affitto di un locale a prezzo calmierato e si può partire. Un rapporto, quello con Palazzo Marino, proseguito con cordialità anche negli anni del centrodestra, durante i quali la libreria si è spostata nell’attuale e più spaziosa sede di via Calvi. «Una volta il sindaco Albertini aveva detto che avrebbe dato alle donne qualsiasi cosa chiedessero. Allora io e Luisa Muraro pazientemente gli abbiamo scritto una lettera» ricorda oggi Lia Cigarini, avvocata e prima donna a firmare uno scritto femminista sul manifesto.

L’esempio francese

Un passo indietro. Siamo nel 1969. La Libreria delle donne sarebbe nata solo qualche anno più tardi, ispirata da un invito ricevuto da alcune delle fondatrici a un raduno di donne organizzato dal gruppo francese Psychanalyse et Politique. A Parigi, in rue des Saints-Pères, c’era una libreria dedicate alle donne. «Lo facciamo anche noi» dissero tornando a Milano. «L’apparire sulla scena pubblica e politica del soggetto donna è l’imprevisto della storia» dice Giordana Masotto. «Insieme abbiamo lasciato impronte che una donna da sola non avrebbe potuto lasciare. Oggi sono grata a tutte quelle con cui abbiamo fatto queste cose e a quelle che in seguito sono entrate in questa storia. Come le più giovani». Di queste ultime fa parte Daniela Santoro, informatica, classe 1999. «Qui ho imparato che posso dare tanto, costruendo relazioni con donne di diverse generazioni» dice. «Confrontarmi con loro ha cambiato la mia traiettoria. Avendo vissuto molto in un mondo più virtuale, ho riscoperto il potere del reale e delle relazioni, di come questo scambio può essere vicendevolmente positivo». All’inizio l’entrata di un uomo in libreria era un evento raro, un’eccezione. «Non è che ci fosse la proibizione, semmai un po’ di timore, che c’è anche adesso» ricordano le fondatrici. «Da parte nostra c’è una volontà assoluta di mediazione, di dialogo con il mondo maschile, anzi: incoraggiamo gli uomini a venire qui e a confrontarsi con noi» sottolinea Giorgia Basch, classe 1992, editrice, curatrice e art director. «Da parte degli uomini c’è un po’ di timore derivante dal fatto che siamo un gruppo di donne pensanti con un passato solido alle spalle. Se si riesce ad andare oltre questa barriera, si possono fare passi avanti. È un punto importante del femminismo che è stato pensato, scritto e deciso qui».

Quando a scrivere è “lui”

E “amici delle donne” sono anche gli autori presenti in uno scaffale così chiamato della Libreria, non molto ampio in verità. «Sono i libri in cui si sente la spinta verso quello che noi chiamiamo “cambio di civiltà”: la volontà di creare un mondo a misura della libertà delle donne, ripensando la politica, la società, l’economia, la letteratura» spiega Masotto. «Un libro per noi importante scritto da un uomo? Il silenzio del noi di Niccolò Nisivoccia» dice Lia Cigarini. Si tratta di un libro pubblicato due anni fa da Mimesis, riflessioni sul linguaggio, le relazioni e la politica vicine al femminismo. Molti i “classici” della Librieria delle Donne: fra questi, la produzione di Luisa Muraro, che da assistente di filosofia fu una dei pochissimi docenti a occupare l’Università Cattolica durante la contestazione, La politica del desiderio della stessa Lia Cigarini e Taci, anzi parla. Diario di una femminista, cronaca intima e politica del pensiero di Carla Lonzi. La Libreria delle Donne è anche una casa editrice che da sempre pubblica periodici come Via Dogana 3, tuttora presente online. «Il pensiero va messo in parola per iscritto» dice Laura Giordano, una delle redattrici. «Il pensiero politico e la pratica che costruiamo qui
devono diventare un messaggio che viene diffuso». La Libreria è anche un circolo di idee che si apre nel mondo. «Quando usciamo da qui, portiamo fuori la nostra soggettività, la nostra esperienza, le nostre relazioni» dice ancora Santoro.

Nel nome di Sibilla

Dal punto di vista economico e formale è un circolo cooperativo, intitolato a Sibilla Aleramo. Due libraie si alternano ogni mezza giornata, su base volontaria. Poi c’è chi si occupa dell’amministrazione, a seconda delle competenze di ciascuna. Si fa politica, ma non quella dei partiti. «In questi cinquant’anni le donne hanno preso la parola» spiega Masotto, «e questo è stato un grande evento politico. La donna ha detto: voglio partire da me, mettermi con altre donne e vivere la realtà in tutti i suoi aspetti. Questa è già politica». «È un momento buono per le donne» conclude Cigarini. È vero che ci abbiamo messo tanto: mezzo secolo è lungo. Però adesso le donne fanno quello che vogliono, e questo è importante».