Donne e uomini nell’emergenza
Marina Santini
30 Marzo 2020
Siamo in due, in casa tutto il giorno, le notizie si accavallano con numeri ed esortazioni alla prudenza: una donna, un uomo. Parliamo, confrontiamo le nostre sensazioni su questo tempo sospeso. Vediamo l’impegno di donne e uomini per arginare il diffondersi dell’epidemia, per curare chi ha contratto il virus, per alleviare i problemi di chi non ha più lavoro e per sostenere un’economia che faticherà a riprendersi.
Si può parlare di donne impegnate nell’emergenza quotidiana e di uomini che parlano sulla scena pubblica? Credo che la questione si ponga su un altro piano.
In questi anni abbiamo avuto modo di frequentare diversi ospedali e abbiamo notato come fra il personale in corsia siano presenti molti uomini e molte siano le mediche. Il diffondersi del virus ha reso tutti più consapevoli del loro indispensabile e prezioso lavoro.
Io sono rimasta colpita da due immagini comparse sui quotidiani: l’infermiera stravolta, addormentata sulla tastiera del computer poco prima della fine del turno che le ha esaurito le forze, e quella di due sanitari, forse un uomo e una donna irriconoscibili sotto gli indumenti protettivi, in una stanza d’ospedale vuota, seduti su un letto vuoto, le mani in grembo, sfiniti dalla stanchezza, con la testa di una (uno) sulla spalla dell’altro (altra). Immagini emblematiche di personale anonimo che si sta impegnando allo stremo. Solo due giorni dopo la pubblicazione, l’infermiera avrà un nome, Elena Pagliarini: chiederà scusa per l’attimo di debolezza “Dopo questa foto mi chiamano in tanti e mi ringraziano. In tempi normali mi avrebbero criticato”. Effetto del capovolgimento di valori operato dal coronavirus: a prevalere adesso è l’umano.
Nella politica istituzionale deputata a governare la situazione e a prendere provvedimenti c’è predominanza maschile, ma ai vertici europei ci sono due donne, Christine Lagarde, presidente della BCE e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Anche sulla scena pubblica delle dichiarazioni, delle conferenze stampa, delle opinioni ci sono ricercatrici, virologhe, scienziate che dicono la loro.
L’emergenza che stiamo vivendo sembra aver messo ordine tra quello che la politica delle donne ha chiamato politica prima, quella del giorno per giorno, della quotidianità fatta di cura e attenzioni, dove donne e uomini si relazionano fra di loro e mediano per la soluzione di problemi che sentono propri e impellenti, e la politica in seconda battuta, quella delle istituzioni, dei governi, quella che non funziona senza la prima se perde il contatto con le persone.