«Ddl sull’omofobia da cambiare» – Zanella, esponente dei Verdi, si appella al Senato: ambiguità sul “genere”
Antonella Mariani
15 Aprile 2021
di Antonella Mariani
S’apre ancora una crepa nel fronte trasversale che sostiene la “legge Zan”. Dopo le femministe, dopo l’attivista omosessuale Paola Concia – le cui voci sono state registrate nei giorni scorsi su queste pagine – a farsi avanti è Luana Zanella, già portavoce storica dei Verdi, due volte deputata dal 2001 al 2008 e oggi nell’esecutivo nazionale del partito ambientalista (che non ha una presenza al Senato, ma conta su quattro rappresentanti alla Camera, nel gruppo misto). Ad Avvenire anticipa i contenuti di una lettera aperta inviata alla Commissione Giustizia del Senato, che sta esaminando il testo della proposta di legge contro le discriminazioni fondate sul «sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere».
«Questo disegno di legge è frutto di una mediazione che ha portato a un testo non buono e che va migliorato. Per paura di essere tacciati di omofobia e transfobia, i malcontenti non si sono fatti avanti. Ma finalmente si è aperta anche a sinistra una finestra di discussione.»
Luana Zanella, che cosa contestano i Verdi di questo disegno di legge?
La prima obiezione riguarda già l’articolo 1. Quando si stabilisce che sono punibili le condotte discriminatorie fondate tra l’altro sul “genere” e sulla “identità di genere”, non si rispettano i requisiti di determinatezza e tassatività richiesti per nuove fattispecie penali. Si tratta di termini oggetto di dibattito culturale, politico, giuridico e soggetti a interpretazioni controverse.
Quale pericolo intravede?
Che queste categorie possano venire applicate dal giudice in modo disomogeneo e arbitrario.
All’interno dell’esecutivo dei Verdi quali altre osservazioni sono emerse?
Appoggiamo le richieste di modifica che ci sono state sottoposte da Arcilesbica: in particolare, si chiede di usare termini chiari e inequivocabili per evitare il conflitto tra i diritti delle donne e quelli delle persone transessuali. In pratica, occorre sostituire il termine “genere”, che nel senso comune viene usato anche per intendere il sesso oppure le donne, con “stereotipi di genere”, e “identità di genere” con “transessualità”, parola che difende pienamente i diritti delle persone transessuali senza confliggere con quelli delle donne. Come spiega bene Arcilesbica, se non si vuole procedere in questo senso è perché ci sono delle pregiudiziali ideologiche di alcune associazioni trans: più che il desiderio di proteggere le persone, si vuole spianare la strada all’autoidentificazione come uomo e donna.
Pensa che le istanze dei Verdi saranno prese in esame?
Io mi auguro che ci sia un confronto libero e sereno, in cui esprimendo le proprie perplessità non si venga tacciati di transfobia. O in cui dichiarandosi contrari all’utero in affitto non si sia accusati di essere transescludenti. Io sono sempre stata nel centro-sinistra e non esiste che su queste tematiche ci siano differenze irriducibili. Le divergenze non si devono più nascondere ma vanno affrontate con coraggio e determinazione. Ne va delle conquiste delle donne e dell’affermazione delle differenze sessuali, della valorizzazione delle differenze e delle mutazioni antropologiche.
Certo, fanno più rumore le posizioni a favore della legge Zan espresse da personaggi del mondo dello spettacolo come Fedez.
Questa grancassa mediatica ha generato un’adesione con gli stessi meccanismi populisti, viscerali e ideologici che la sinistra tanto condanna.
(Avvenire, 15 aprile 2021)