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Da Letterate Magazine – È notizia di questi giorni che l’attuale direzione della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha interrotto il comodato d’uso del Fondo Carla Lonzi. Se lo espellesse, lo sottrarrebbe all’accesso pubblico. Abbiamo intervistato la filosofa Annarosa Buttarelli, che ne è la curatrice.

Quando e come è iniziata la tua cura del fondo Carla Lonzi presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma? Qual è la sua importanza per la conoscenza della grande artista e pensatrice?

Tutto è avvenuto quasi miracolosamente. Per molti anni ho collaborato con Cristiana Collu alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Nel 2018 Battista Lena, il figlio di Carla Lonzi ha proposto alla direttrice un comodato d’uso per un sicofoil di Carla Accardi. Vedendolo in galleria mi è venuta l’idea di suggerire a Cristiana Collu di provare a verificare la disponibilità di Battista a portare in galleria tutti i documenti della madre, in modo che fossero catalogati e messi a disposizione del pubblico. La lungimiranza della direttrice ha fatto il resto. E oggi si può dire che il Fondo Carla Lonzi è l’unica raccolta al mondo documentale e iconologica perfettamente accessibile, e protetta dalla digitalizzazione. Una festa per tutte le studiose, le femministe, gli studiosi, le giovani e i giovani sempre più vicini alla strada aperta dalla madre del femminismo italiano della differenza.

L’attuale direzione ha interrotto il comodato d’uso del Fondo Carla Lonzi, di fatto espellendolo dalla Galleria e sottraendolo all’accesso pubblico, proprio in un momento in cui Lonzi viene ripubblicata da La Tartaruga e il suo pensiero riceve un grandissimo riconoscimento da parte del femminismo e delle giovani generazioni. Come te lo spieghi?

In ogni circostanza ci sono sempre concause, mai una sola. Ma posso azzardare qualche ipotesi: 1) hanno senz’altro giocato, da parte della nuova direttrice, una certa superficialità e l’incompetenza nella delicata materia archivistica; 2) ho ricevuto dalla direttrice una lettera (a me per conoscenza in quanto curatrice scientifica del Fondo Lonzi) in cui scrive il motivo ufficiale dell’interruzione di comodato d’uso: si tratta della bizzarra sovrapposizione della fine dell’interesse della nuova direttrice a avere il Fondo con la fine del mandato della precedente direttrice Cristina Collu, citata esplicitamente nella lettera (!); 3) questo fa pensare che uno dei motivi che spingono all’espulsione sia la solita damnatio memoriae di chi ha preceduto con onore e successo. Lo fa pensare anche il fatto che sono scomparsi dal blog della Galleria (quindi dall’accessibilità online) tutte le iniziative, le mostre, le realizzazioni che Cristiana Collu ha potuto fare proprio per sostenere la presenza e la vitalità del Fondo Lonzi. Come se si volesse cancellare l’enorme potenzialità del Fondo, pienamente intercettata e sostenuta durante il mandato di Collu; 4) di conseguenza viene da pensare che vi sia nella nuova direttrice l’ignoranza (in senso letterale) del prestigio del bene culturale che ha in casa, ma soprattutto si rileva un certo disprezzo per tutto ciò che ha a che fare con il femminismo di cui io sono una filosofa esponente, responsabile scientifica del Fondo che ho contribuito a costruire. Non sono mai stata ricevuta, né consultata.

Cosa possiamo fare per salvare l’accesso al fondo e di conseguenza consentire il libero accesso allo studio dei documenti?

L’accesso al Fondo fisico è garantito in Galleria finché il figlio di Carla Lonzi non lo ritirerà. Ha tempo sei mesi, in cui è possibile accadano cose interessanti e miracolose, un’altra volta. Se lo ritirerà dobbiamo sperare che lo voglia ricollocare in un’altra istituzione pubblica così da garantire, in Italia, l’accesso pubblico, e visto l’investimento fatto dallo Stato per la nascita del Fondo stesso. Sarebbe bizzarro, per limitarci a questo, che il Fondo di una pensatrice italiana fondamentale nella storia della cultura, dell’arte, del femminismo italiani finisse in qualche istituzione estera o in qualche archivio privato. Lo si potrebbe considerare una mancanza di rispetto per l’impegno che il Ministero della Cultura italiano ha profuso, in personale, in dirigenza, in risorse.

Dall’esterno si può fare quello che stiamo facendo qui, parlare, informare, scrivere, segnalare, lavorare sui social, raccogliere firme che chiedano il riconoscimento del Fondo Carla Lonzi come Bene Pubblico, in modo che non possa uscire dall’Italia. Questo riconoscimento deve essere chiesto dal figlio che è ancora proprietario del Fondo, non avendo donato il Fondo alla Galleria. Ritengo sia impossibile che Battista Lena non voglia fare questo passaggio necessario. Forse però occorre sostenerlo e consigliarlo pubblicamente in questo senso.

Qual è l’importanza del pensiero di Lonzi oggi?

L’importanza del pensiero e delle opere di Carla Lonzi è eterna, poiché lei è allo stesso livello delle grandi pensatrici del ’900. L’editore Feltrinelli mi ha chiesto di scrivere un libro per la collana Eredi diretta da Massimo Recalcati. Gli “eredi” che scrivono in quella collana sono coloro che si sono trasformati al contatto con il pensiero di un maestro e di una maestra. Il libro si intitola Carla Lonzi. Una filosofia della trasformazione. Ho provato a presentare l’immensa, inesauribile, inappropriabile opera di Carla Lonzi, una pensatrice femminista rigorosa, autocosciente, radicale, magistrale, integra nella coscienza e nei gesti, amorosa verso i giovani e verso i rapporti umani. Tutto questo è ciò di cui si ha bisogno in questo tempo che sta spargendo crudeltà ovunque. I e le giovani cercano tutto questo e l’opera di Carla Lonzi lo dà.