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Da il manifesto – Recentemente la nuova direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma (ora di Renata Cristina Mazzantini, subentrata a Cristiana Collu dopo otto anni di mandato) «ha comunicato la volontà di interrompere il comodato del “Fondo Carla Lonzi”, senza chiedere al figlio il passaggio alla donazione del Fondo». È quanto si apprende dalla interrogazione della deputata Luana Zanella (Avs) presentata al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano invitandolo a promuovere «il riconoscimento del Fondo Carla Lonzi a Bene Culturale, rappresentando esso rilevante interesse artistico, storico, archivistico e bibliografico (art. 2, comma 2, del d.lgs. 42/2004, “Codice dei beni culturali”)».

Nel 2017 Battista Lena, figlio della femminista, critica d’arte e saggista italiana – nata a Firenze nel 1931 e morta di cancro a Milano nel 1982 – conferisce in comodato d’uso alla Gnamc le carte private contenute in quattro scatoloni di sua proprietà che fino a quel momento giacevano nella sua casa umbra. La storia del «Fondo Carla Lonzi 1942-2003», a cura di Marta Cardillo, con la collaborazione di Lucia R. Petese, il coordinamento di Claudia Palma e la consulenza scientifica di Annarosa Buttarelli, è reperibile (e consultabile da chiunque) nell’inventario di 274 pagine redatto nel 2019 e ora sul sito del MiC (che ha la documentazione relativa alla Gnamc). Scorrendo le centinaia di pagine di inventario, ci si fa una prima idea della mole di materiali restaurati e catalogati: migliaia di carte divise in faldoni tra dattiloscritti, quaderni, diari, corrispondenze, minute, audiocassette, i testi delle monografie redatti da Lonzi non solo nel periodo femminista, infine fotografie eccetera. Una vera miniera a disposizione di generazioni di studiose e studiosi che infatti ne hanno giovato fino a ora. Ci si può anche addentrare nella disposizione e nel riordino del Fondo, cominciando dalla sua storia archivistica, c’è la modalità di acquisizione, il contenuto, la bibliografia, la suddivisione in due sezioni, la prima relativa a Carla Lonzi (i documenti finiscono nell’anno della sua morte) e la seconda a sua sorella Marta, dal 1970 al 2003.

Sospendere il comodato d’uso anzitempo (nella interrogazione di Zanella si legge «senza una giustificazione tecnica») rischia di interrompere ciò che procede con dedizione da qualche anno e la cui convenzione con la Gnamc avrebbe previsto proseguisse fino al 2027. Ne sono prova costante la pubblicazione di Sputiamo su Hegel e altri scritti per La Tartaruga di Claudia Durastanti, con la curatela di Annarosa Buttarelli, che pochi mesi fa ha rinnovato l’attenzione verso Lonzi e la sua elaborazione ancora oggi cruciale. E in effetti tra il 2010 e il 2012 intorno alla riedizione dei testi di Rivolta Femminile (che non era solo il gruppo femminista e radicale di cui faceva parte Lonzi ma anche una casa editrice), è stato grazie alla tenacia condivisa da alcune tra le menti più raffinate del femminismo italiano, a iniziare da Liliana Rampello e una grande editrice come Laura Lepetit, che si trovò in Sandro D’Alessandro delle Edizioni Et Al. un intelligente alleato per la ripubblicazione completa delle opere di Lonzi (interrottasi per la morte prematura di D’Alessandro): Sputiamo su Hegel e altri scritti aveva la postfazione di Maria Luisa Boccia; Taci anzi parla, in due volumi la cui postfazione era di Annarosa Buttarelli (e che ora, essendo diventato introvabile, è quotato svariate centinaia di euro); Autoritratto con la prefazione di Laura Iamurri (appena ristampato da La Tartaruga); Vai pure. Dialogo con Pietro Consagra e il postumo Scritti sull’arte, a cura di Lara Conte, Iamurri e Vanessa Martini.

L’interesse artistico, storico e archivistico del Fondo della femminista italiana è allora ancora oggi un atto politico, generativo e di lavoro radicale della memoria; consentirne la consultazione e lo studio è ulteriore occasione per altri progetti di carattere culturale: pubblicazioni, tesi di laurea, laboratori, esposizioni. Nel 2018 anche la Gnamc le dedicava un articolato festival di tre giorni; dello stesso anno è l’open call Dopo Hegel su cosa sputiamo? La mostra «Io dico Io – I say I» è del 2021 mentre l’anno successivo è stata promossa la traduzione inglese di Autoritratto. Solo per citare alcune delle iniziative che hanno interessato la comunità scientifica, moltiplicatesi anche oltre le mura della Galleria. Nel corso del 2021, con la collaborazione di Google Arts & Culture, l’Archivio Carla Lonzi è stato digitalizzato ed è disponibile per la consultazione, con 162 storie e oltre 16mila immagini e video. Sarebbe auspicabile che la Gnamc proseguisse in ciò che ha cominciato, sia pure nella successione delle diverse direzioni. Fisicamente sono pochi metri quadri, e poche le risorse economiche: i bilanci dal 2017 sono pubblici e consultabili, insieme ai report annuali, con voce dedicata alla restaurazione, alla catalogazione e al riordino di un Fondo tanto prezioso quanto esposto.