Autorità femminile
Lia Cigarini
20 Ottobre 2020
Sono d’accordo con Giordana Masotto quando dice che le donne non hanno le risposte alle contraddizioni in cui si dibatte l’umanità, ma sanno mettersi in condizioni di trovarle e di contrattare per la loro realizzazione. Le donne infatti si muovono stando incollate alla realtà: la loro politica fa perno su un pensare e un agire contestuale. E ha modificato negli anni i rapporti con gli uomini, rendendoli più liberi.
Dunque le donne ci sono. E aggiungo che durante la pandemia l’autorità delle donne è circolata, si è mostrata a tutto il paese. Basta considerare quello che è successo in questa occasione: a Codogno è stata una medica che ha diagnosticato il primo paziente disobbedendo anche all’ordine dell’ospedale di non parlarne, giovani donne le tre ricercatrici che per prime in Italia hanno isolato il virus, tante le scienziate che ci hanno tenute informate. Le infermiere sono il 78% della categoria e tantissime le mediche ospedaliere.
A questo punto aggiungo una considerazione che so che farà discutere ma è proprio questo che sento urgente fare.
Se spostiamo lo sguardo in Europa – che con il virus è diventata una casa comune – vediamo che l’autorità femminile acquista ulteriore forza. Tre donne infatti ne hanno in mano le sorti: Angela Merkel, la cancelliera della Germania che quest’anno ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen che presiede la Commissione Europea, cioè il centro effettivo del potere in Europa, infine Christine Lagarde che presiede la Banca Centrale Europea. Le due tedesche in relazione tra di loro da anni. Si dice, infatti, che von der Leyen sia la pupilla di Merkel. Queste tre donne, nel conflitto tra i paesi nordici e quelli mediterranei, hanno trovato una accettabile mediazione a partire dalla proposta francese del Recovery Fund. Esse hanno trovato prima un accordo tra di loro e poi hanno contrattato con gli uomini.
Sento già l’obiezione: queste sono donne di potere e noi non siamo per l’emancipazione femminile. Rispondo: sono sicuramente donne di potere che però non vanno dietro agli uomini, pensano con la loro testa e stanno in relazione tra di loro per contrattare con più efficacia con gli uomini.
E poi c’è la minuta ragazza svedese, Greta Thunberg, che ha creato un grande movimento giovanile per salvare, in extremis, il pianeta, indicando anche una pratica scandita nel tempo e quindi più efficace della solita manifestazione.
Infine io sono rimasta incantata dall’immagine di Nancy Pelosi, speaker del Congresso americano, che alle spalle di Trump strappa pagina per pagina il di lui discorso.
Questi esempi sono solo alcuni fra i molti che si potrebbero fare di mediazioni femminili e di gesti coraggiosi di donne. Li ho raccontati per mettere in luce il potenziamento e le indicazioni che possiamo ricavarne per essere libere e autonome. Soprattutto le più giovani che hanno bisogno di “modelli”. Come ne ho avuto bisogno io e tante altre, come quelle che hanno scritto il cosiddetto Catalogo Giallo, intitolato «Le madri di tutte noi».
Si impone un passaggio in più rispetto al taglio simbolico che cinquant’anni fa, con la scelta di riunioni di sole donne, ha dato vita alla soggettività femminile autonoma. Oggi la presa di parola è guadagnata. Penso all’imponenza del movimento delle donne nelle sue varie espressioni, alle migliaia e migliaia di testi scritti da donne: romanzi e poesia, saggi in tutti i campi del sapere umano, compresa la politica, l’economia e la scienza.
Si tratta ora di mettere in gioco l’autorità conquistata, e di lasciarci alle spalle il femminismo rivendicativo. Di guardare oltre e di allargare i confini del femminismo. Ci sono uomini che cominciano a sentire e a riconoscere che c’è autorità femminile, uomini che smettono perciò di appellarsi al neutro universale e che fanno parlare la differenza maschile.
Sono pochi? Più di quello che crediamo.