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da Guerre di Rete

Proponiamo alla lettura questo interessante articolo, che apre scenari inquietanti sul rapporto tra intelligenza artificiale e desiderio. Ma lasciamo una domanda essenziale sulla conclusione della giornalista: possiamo davvero esplorare le domande più umane in un confronto solipsistico? La relazione non si simula: senza un altro reale, resta solo un gioco di specchi.
La Redazione del sito

Non è raro che vengano scambiate per cadaveri. Abbandonate sulla riva di un fiume, trascinate dalle onde fino a una spiaggia o infilate dentro un trolley. Negli ultimi anni le sex-dolls, bambole per adulti create per l’intrattenimento sessuale, hanno generato più di un falso allarme in tutto il mondo. Tra la prima e la seconda ondata di Covid-19 in Giappone, due di queste bambole sono state scambiate per donne annegate. Episodi simili si sono verificati nel Regno Unito, dove una è riaffiorata nel fiume Trent, e in Australia, nel Queensland. In Nuova Zelanda, una donna che passeggiava con il cane a Tapuae Beach ha chiamato la polizia credendo di aver trovato un cadavere nudo e senza testa. 

Anche in Italia, nei boschi delle Manie vicino a Finale Ligure, due turisti hanno scambiato per un corpo umano una gamba che spuntava da un trolley abbandonato. In nessuno di questi casi si trattava di una persona reale. A quanto pare, i produttori di sex-dolls stanno quindi vincendo la sfida (finora) più ambiziosa: quella con il realismo.

Il mondo dei sex toys non è affatto uno sfizio per pochi. È un settore in piena espansione, con numeri che parlano chiaro. Le stime internazionali descrivono un mercato globale da 2,5 miliardi di dollari, destinato a raddoppiare entro il 2033. Come altri giocattoli sessuali, anche le sex-dolls sono sempre più normalizzate: i tempi sono cambiati, e i discorsi su sessualità e solitudine, almeno nelle grandi città, sono ormai entrati nel dibattito pubblico. Questo cambiamento culturale ha spinto aziende di tutto il mondo a dedicarsi al settore, investendo nel miglioramento dei prodotti a partire dal materiale, che viene comunemente definito silicone iper realistico

Sogni elettrici, desideri umani

La pandemia non ha fatto solo la fortuna delle grandi aziende tecnologiche: quelle produttrici di sex-dolls hanno infatti vissuto un momento d’oro, che ne ha decretato l’entrata sul mercato mondiale. L’isolamento e il distanziamento sociale hanno spinto gli acquisti online anche in questo ambito, per via della discrezione che garantiscono agli utenti. La crescita è stata talmente improvvisa ed elevata che alcune aziende hanno dovuto adattare la produzione per far fronte alla domanda. Un esempio è la Libo Technology di Shandong, in Cina, che nel 2020 ha aumentato il personale addetto alla produzione di sex-dolls del 25%, assumendo 400 lavoratori. La responsabile per le vendite estere, Violet Du, ha dichiarato al South China Morning Post che le linee di produzione erano attive 24 ore su 24 e che i dipendenti facevano doppi turni. La Aibei Sex Dolls Company di Dongguan, sempre in Cina, si è trovata a rifiutare ordini a causa dell’eccessivo numero di richieste. 

Come è facile intuire, il paese del dragone è leader nella produzione di queste bambole per via dei bassi costi di produzione e di esportazioni vantaggiose verso l’Occidente. Le grandi fabbriche riescono a produrre circa 2.000 unità al mese, mentre quelle più piccole arrivano a una media di 300-500 bambole, come dichiarato dal direttore generale della Aibei. Sebbene, a causa del conservatorismo culturale, in Cina il mercato delle sex-dolls rimanga di nicchia, negli Stati Uniti e in Europa è invece in forte espansione, con guadagni significativi. Nel Vecchio continente le stime più aggiornate parlano di un mercato che oscilla tra i 400 e i 600 milioni di dollari nel 2023. Tra i mercati di importazione più attivi ci sono Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e anche l’Italia. Nel 2021, La Stampa riportava un aumento del 148% nelle vendite di sex toys cinesi nel nostro Paese, incluse le sex-dolls

Nel 2022, un rivenditore di bambole statunitensi RealDoll ha aperto un negozio fisico nella periferia romana. Accompagnato da un e-commerce attivo già dal 2020, lo spazio fisico «nasce per offrire ai clienti la possibilità di vedere e toccare con mano i prodotti, considerando anche il costo elevato che hanno» spiega il proprietario a Guerre di Rete. Il negozio offre un servizio completo, consentendo ai clienti non solo di osservare, ma anche di toccare le bambole. «Il 60% dei nostri clienti sono uomini in una relazione stabile», continua il proprietario, aggiungendo che «si tratta spesso di coppie alla ricerca di un elemento di novità nella loro intimità». Tuttavia, ci sono anche altri tipi di clienti: «L’altro 30% è rappresentato da uomini separati, che si sentono soli e cercano affetto. Vogliono tornare a casa e trovare qualcuno ad aspettarli». La parte rimanente comprende persone introverse, ma anche appassionati di fotografia, registi e proprietari di locali. Per quanto riguarda l’AI, il proprietario spiega che «oltre a quella che stanno introducendo i produttori cinesi, internamente stiamo sviluppando un device mobile simile ad Alexa, che renderà le bambole capaci di interagire con il proprietario».

Costruite per amare, programmate per imparare 

Essendo ormai ovunque, l’intelligenza artificiale non poteva mancare nemmeno nel mondo delle bambole sessuali, garantendo oltre all’intrattenimento anche l’interazione. È un’innovazione ancora recente, ma che sta cambiando radicalmente il settore. In una sfida globale degna delle grandi potenze, anche in questo campo Stati Uniti e Cina si contendono il primato. Da una parte RealDoll, azienda americana, dall’altra la cinese WMDoll: entrambe hanno cominciato a integrare funzionalità di AI tra il 2016 e il 2017. I primi modelli offrivano movimenti di occhi, testa e altre parti del corpo, accompagnati da una capacità di risposta vocale piuttosto limitata. Più che vere conversazioni, si trattava di semplici repliche a domande preimpostate da parte dell’utente.

Lo sviluppo è stato inizialmente lento, come ha spiegato Liu Ding, product manager di WMDoll, che attribuisce la causa anche alla scarsa volontà di investire nell’intelligenza artificiale applicata ai prodotti per adulti. Ma nel 2024 lo scenario è cambiato: l’azienda cinese ha compiuto un deciso passo avanti con il lancio della serie MetaBox, che ha rivoluzionato anche il resto del mercato. Le nuove bambole, equipaggiate con modelli linguistici open source di grandi dimensioni (LLM) come Llama di Meta, offrono un’interazione molto più avanzata, consentendo all’utente di scegliere tra diverse “personalità” delle bambole. Queste ultime sono inoltre in grado di sostenere conversazioni (perlopiù in inglese) anche a distanza di giorni, ricordando quanto detto in precedenza. Questa funzione, tuttavia, richiede una connessione costante ai server cloud e una fonte continua di energia elettrica, mettendo in evidenza uno degli aspetti attualmente più critici dell’AI: il suo elevato consumo energetico. Inoltre, WMDoll sta sviluppando collane, braccialetti, anelli e altri dispositivi pensati per connettere anche i modelli precedenti con il loro proprietario.

Al di là dei gusti, il costo rimane un argomento spinoso. Soprattutto se integrate con l’AI, le sex dolls sono al momento appannaggio di pochi. Per gli utenti che vogliono interagire con una bambola sessuale RealDoll, il cui costo a figura intera è di 4.000 dollari, c’è da aggiungere un ulteriore abbonamento mensile di 40 dollari al mese (580 l’anno). Mentre la versione cinese è più economica: con alcune variazioni di dimensioni e materiali, la bambola con AI di WMDolls si aggira sui 1.900 dollari.

Mentre l’industria delle sex dolls entra in una nuova fase, alimentata dall’intelligenza artificiale e da tecnologie sempre più sofisticate, emergono interrogativi etici e legali che non possono essere ignorati. L’episodio che ha coinvolto la modella israeliana Yael Cohen Aris, che nel 2019 ha scoperto come l’azienda cinese Iron Dolls avesse usato il suo volto e nome per una delle sue sex dolls, mette in luce i rischi di un mercato dell’intrattenimento sessuale in cui l’identità e il consenso all’uso della propria immagine possono facilmente essere violati. Il mercato delle sex dolls fa però emergere qualcosa di più profondo. Le nuove bambole AI, sempre più capaci di dialogare, ricordare e assumere personalità differenti, stanno dando forma a un’idea fantascientifica: l’amore programmabile. Come in Her o Ex Machina, non c’è solo l’interazione umana con un software, ma la proiezione di desideri, paure e bisogni in una presenza artificiale che sembra restituire qualcosa di autentico. Forse, nel silenzio sintetico delle nuove companion, l’utente non troverà una “risposta”, ma solo un altro modo – programmato e prevedibile – di esplorare le domande più umane.