Alla Libreria delle donne di Milano nei suoi cinquant’anni
Patricia Meza Rodríguez
21 Aprile 2025
Recentemente ho scritto per la rivista Duoda del Máster in Política de las Mujeres dell’Università di Barcellona un testo su che cosa è Duoda per me, dove narro come fu che vi ho incontrate quasi per caso o forse perché il mio destino era scritto, incontrare voi insieme a Luisa Muraro. Questo mi ha fatto pensare di scrivervi con molto affetto per i vostri cinquant’anni.
Grazie alla Universidad Nacional Autónoma de México nel 2012 ebbi l’opportunità di uscire per la prima volta dal mio paese per un soggiorno di ricerca presso l’Università di Barcellona nell’ambito del master che frequentavo in quel momento. Ricordo come fosse ieri quel primo giorno, quando entrai nella Facoltà di Belle Arti di calle Florensa per incontrare colei che sarebbe stata la mia tutrice, Ascensión Moreno González: salii le scale e trovai attaccato al muro un foglio che diceva… Corso La Grandezza di Essere Donna, Luisa Muraro e immediatamente mi dissi “Lo voglio”. Così la seconda cosa che dissi a Ascensión dopo essermi presentata fu: ho appena visto che c’è un corso e voglio iscrivermi, pensando che forse lei avrebbe dovuto chiedere che mi accettassero, cosa di cui non ci fu bisogno.
Quello che è successo dopo la prima lezione è qualcosa che ancora non finisce, qualcosa che continuo a vivere ogni giorno. Per la prima volta trovai una manciata di donne che pensavano in modo molto simile a quello che pensavo io, e come intendevo il mondo era qualcosa di cui non avevo parlato con nessuno. Trovandole seppi così per la prima volta che non ero pazza, né sola con il mio modo di pensare e di intendere la vita, solamente che avevo dovuto attraversare “la grande pozzanghera” (l’oceano) per trovarle. Dunque, la prima volta che lessi, sul n. 38 di Duoda, parlare di Diotima, il Circolo della rosa e la Libreria delle donne di Milano pensai: Wow, dev’essere stato incredibile! Sì. Così, “dev’essere stato”, al passato: non so per quanto tempo ho creduto che si trattasse del passato, pensavo che erano ormai scomparse e cercavo di immaginare come sarebbe stare insieme, tutte quelle donne in quei momenti tanto intensi della storia delle donne e della nascita del femminsmo, e che dovette essere incredibile poter stare lì e conoscerle. Non ricordo il momento esatto in cui scoprii il mio errore, ricordo solo di aver sentito una grande emozione al sapere che continuavano a esistere, che erano presente e non passato e che sarebbe davvero incredibile poter accedere a quegli spazi e conoscerle, soltanto che per me, una donna latinoamericana, vedevo molto lontano, quasi impossibile poterlo fare.
Apro una parentesi per dirvi che quando incontrai Duoda e con loro Luisa Muraro, non avevo la minima idea di chi fossero le une né l’altra. Fu solo quando tornai in Messico sei mesi dopo che la prima cosa che riuscii a fare fu cercare L’ordine simbolico della madre nella biblioteca della mia università – detto en passant la più grande dell’America Latina – e quale è stata la mia sorpresa? Non lo trovai, trovai soltanto Il Dio delle donne, stranamente nella biblioteca della Facoltà di Diritto, ma degli altri testi niente, né di Lia Cigarini, tanto meno di Carla Lonzi. Mi sentii immensamente triste, perché, che potevo fare? Se quello che c’era in Messico era la Teoria del Genere, io non la volevo più, non mi ci trovavo, mi sentii talmente sola, senza avere con chi parlare dei miei pensieri, che parlavo continuamente con le due uniche riviste cartacee che ero riuscita a portarmi da Barcellona, i numeri 38 e 33 di Duoda: a Luisa domandavo tutto il tempo che avrei riflettuto su questo o su quello, e più avanti a María Milagros Rivera Garretas. Passarono otto lunghi anni, finché mi invitarono a Duoda a parlare del dolore dell’incesto, potei tornare a Barcellona e sorprendentemente mi imbattei nel fatto che ci sarebbe stato il Convegno Femminista alla Fabbrica del Vapore a Milano ed ebbi le risorse per andarci. Scrissi a Christine, di cui avevo conservato il contatto dal corso di Luisa, e lei si offrì di ospitarmi a Milano; ricordo che per il lavoro non poteva venirmi a prendere alla Stazione Centrale e dovevo aspettare l’orario di uscita per andare a casa sua, così mi disse puoi visitare la libreria, fai in tempo prima che chiuda; rimasi stupefatta, per qualche ragione avevo solo pensato di andare al convegno e rivedere Luisa, non in libreria. Mi indicò quale mezzo prendere e la fermata, presi il bus ma a metà strada successe un incidente e non andavamo avanti, temevo che non sarei arrivata, allora guardai la mappa sul cellulare e scesi, cominciai a camminare più in fretta che potevo seguendo le indicazioni finché arrivai all’angolo di via Pietro Calvi e mi mancò il fiato, vidi l’insegna che diceva Libreria delle donne e ancora adesso mi si riempiono gli occhi di lacrime per l’emozione, che io Patrizia potevo essere lì, in un lugo così grande per il pensiero delle donne; feci un respiro profondo e entrai, non erano i libri, era lo spazio, il luogo, era il simbolico, credo che l’unica cosa che riuscii a dire in italiano fu “Ciao”. La libraia mi ricevette gentilmente, provai a presentarmi ma non ce la feci e il pianto dell’emozione affiorò nei miei occhi, riuscii a dire che era e continua a essere molto grande per me stare lì, che ero del Messico e che era uno sforzo molto grande per me e continua a esserlo aver potuto giungere alla libreria; lei rapidamente si alzò e mi offrì un bicchiere d’acqua, quando riuscii a calmarmi mi mostrò lo spazio, il luogo degli incontri e delle presentazioni, la cucina, mi spiegò che la libreria stava per chiudere, tornammo a sederci e allora le chiesi con chi avevo il piacere… Clara Jourdan mi rispose, non le dissi credo per l’emozione e la vergogna di non ricordare in quel momento qualche titolo di qualcuno dei suoi testi perché ovviamente l’avevo letta e la conscevo solo per il nome. Niente meno che Clara Jourdan mi aveva ricevuto e presentato lo spazio, che esperienza! La custodisco nel mio cuore e la ricordo come se fosse ieri.
In quel momento non sapevo che mesi dopo ci sarebbe stato un concorso per una borsa di studio completa per studiare il Master in politica delle donne di Duoda, master a cui anelavo non per motivi accademici ma per un bisogno come quello di respirare. Ebbi la fortuna che me la concessero, cosa che mi portò a studiare con Luciana Tavernini, Marina Santini, Donatella Franchi, Anna María Piussi, Diana Sartori, Clara Jourdan; sfortunatamente ci fu di mezzo la pandemia e solo nel 2022 potei partecipare al seminario di Chiara Zamboni e vivere la straordinaria esperienza di stare al Circolo della rosa a Verona, di nuovo con l’emozione a fior di pelle: come io, una donna semplice, potevo essere lì in un luogo tanto grande.
Ho saltato di proposito di essere stata per la seconda volta nella Libreria delle donne, prima di andare a Verona. Questa volta in una visita annunciata insieme ad altre compagne del master, invitate a una riunione di lavoro della rivista online, che fu appassionante perché c’eravate tutte, non vorrei saltare nomi ma veramente non lo so, Wanda Tomasi, Lia Cigarini, Luisa Muraro, Clara Jourdan… È che no, non potevamo crederlo, stare con tutte voi, mi ha lasciato un apprendimento enorme, essere presente non solo al lavoro ma alla discussione intensa perché mi ha permesso di non idealizzare, perché quanto danno può fare idealizzare le persone, gli spazi, se una non sta attenta e crede che tutto sia perfetto, perché non c’è luogo né spazio perfetti; ovviamente abbiamo capito poco di quella discussione, ma vedere che nonostante gli anni di riflessione, pensiero e lavoro continua a essere complesso giungere a un punto di accordo ed è così perché siamo diverse, che indipendentemente dall’essere le basi del pensiero della differenza continuano a discutere giorno per giorno, perché il pensiero della differenza non è finito, continua a essere conforme al fatto che la vita è vita.
Quando ho saputo dei cinquant’anni della Libreria mi sono resa conto, per quanto incredibile mi sembri, che adesso benché io sia in un puntino nonostante la distanza geografica ne faccio parte, dato che vi conosco, perché sono stata lì, perché ho partecipato a Diotima e perché la mia esistenza di donna e il mio modo di chiamare, di pensare e di vedere il mondo come mondo guadagnò autorità a partire dall’incontro con il pensiero della differenza perché ho potuto nominare ciò che non sapevo si potesse nominare, e con quello tutto ha avuto senso.
Felici cinquant’anni a voi e a tutte le donne che a partire dal pensiero della differenza abbiamo riacquistato il senso della grandezza di essere donna.
Libreria delle donne le porto nel mio cuore sempre.
A la Librería de Mujeres de Milán en sus cincuenta años
Recientemente he escrito para la revista DUODA del Máster en Política de las Mujeres de la Universidad de Barcelona un texto de lo que es DUODA para mí, en donde narro como fue que las encontré casi que de casualidad o quizás porque mi destino estaba escrito para ello, para encontrarlas junto con Luisa Muraro, lo cual me hizo pensar en escribirles este texto por sus cincuenta años con mucho cariño.
Gracias a la Universidad Nacional Autónoma de México en el año 2012 tuve la oportunidad de por primera vez salir de mi país y viajar a realizar una estancia de investigación en la Universidad de Barcelona dentro del programa de posgrado en el que me encontraba en aquel momento. Recuerdo aquel primer día en el que entré a la Facultad de Bellas Artes de la calle Florensa para encontrarme con la que sería mi tutora en mi estancia Ascensión Moreno González como si fuera ayer, subí las escaleras y me encontré de frente con una hoja de papel pegada al muro que decía… Curso La Grandeza de Ser Mujer, Luisa Muraro e inmediatamente me dije “Lo quiero tomar”, así que la segunda cosa que le dije a Ascensión luego de presentarme con ella fue, hay un curso que acabo de ver y lo quiero tomar, pensando que a lo mejor necesitaba yo que ella solicitara fuera aceptada, algo de lo que no tuve necesidad.
Lo que sucedió después de la primer clase es algo que aún no termina, es algo que sigo viviendo cada día, por primera vez encontré un puñado de mujeres que pensaban muy parecido a lo que pensaba y como entendía el mundo, era algo que no había hablado con nadie, así que al encontrarlas supe por primera vez que no estaba loca, ni sola con mi manera de pensar y de entender la vida, sólo que tuve que cruzar el gran charco(océano) para encontrarlas. Pues bien, la primera vez que leí en el número 38 de la revista DUODA, Diotima, el Círculo de la Rosa y la Librería de Mujeres de Milán, pensé ¡Wow! Debió de ser increíble, ¡Sí! Así “debió” en pasado, no sé por cuanto tiempo creí que eran pasado, pensaba que ya habían desaparecido e intentaba imaginar como sería estar todas aquellas mujeres juntas en esos momentos tan intensos en la historia de las mujeres y del nacimiento del feminismo y que debió ser increíble poder estar ahí y conocerlas. No recuerdo el momento exacto en que descubrí mi error, sólo recuerdo sentir una gran emoción de saber, que seguían existiendo, que eran presente y no pasado y de que sería realmente increíble poder acudir a esos espacios y conocerlas, sólo que para mí, una mujer latinoamericana, se veía muy lejano, casi imposible poder hacerlo.
Quiero hacer un paréntesis para compartirles que cuando encontré a DUODA y con ellas a Luisa Muraro, no tenía la menor idea de quienes era unas, ni quien era la otra, fue hasta que volví a México seis meses después, que lo primero que llegué a hacer, fue buscar El orden simbólico de la madre en la biblioteca de mi universidad y dicho de paso la más grande de Latinoamérica y cual ha sido mi sorpresa que no lo encontré, sólo encontré El Dios de las Mujeres, extrañamente en la biblioteca de la Facultad de Derecho, pero de los demás textos nada, ni de Lia Cigarini, ni que pensar de Carla Lonzi, me sentí sumamente triste, porque, ¿Qué iba yo a hacer? Si lo que había en México era la Teoría del Género, yo no la quería más, ahí no me encontraba, me sentí tan sola sin tener con quien hablar de mis pensamientos, así que todo el tiempo hablaba con las dos únicas revistas físicas que logré traerme de Barcelona, la número 38 y la 33, a Luisa le preguntaba todo el tiempo que reflexionaría sobre esto o aquello y más adelante a María Milagros Rivera Garretas, pasaron ocho largos años, hasta que me invitaron en DUODA a hablar del dolor del incesto que pude volver a Barcelona y sorpresivamente me encontré con que se realizaría el Congreso Feminista en la Fabbrica del Vapore en Milán y tuve los recursos para asistir, le escribí a Christine de quien había conservado el contacto del curso de Luisa y me ofreció alojamiento en Milán, recuerdo que debido a su trabajo no podía acudir por mí a la Gran Central y tenía que esperar a su hora de salida para llegar a su piso, así que me dijo puedes visitar la librería, llegas a tiempo antes de que cierren, me quedé estupefacta, por alguna razón sólo pensé en acudir al congreso y volver a ver a Luisa, nunca en la librería, me indicó que transporte tomar y en que parada debía bajar, tomé el bus y como a mitad del camino sucedió un accidente vehicular, no avanzábamos, yo sólo pensaba que no llegaría, así que vi el mapa en mi celular y me bajé, empecé a caminar lo más rápido que podía siguiendo las indicaciones que me daba, al fin llegué a la esquina de via Pietro y se me fue el aliento, vi el anuncio en el muro que decía Libreria delle Donne y todavía ahora se me llenan los ojos de lagrimas de la emoción, como yo, Patricia podía estar ahí, en un lugar tan grande para el pensamiento de las mujeres, respiré profundo y entré, no eran los libros que se encontraban ahí, era el espacio, el lugar, era lo simbólico, creo que lo único que atiné a decir en italiano fue “Ciao”, quien atendía me recibió amablemente, intenté presentarme, pero no pude más y el llanto de la emoción afloró en mis ojos, alcancé a decir que era y sigue siendo muy grande para mí estar ahí, que era de México y que era un esfuerzo muy grande para mi y lo sigue siendo poder haber llegado a la librería, rapidamente se levantó y me ofreció un vaso de agua, cuando logré calmarme, me mostró el espacio, el lugar de los talleres y presentaciones, la cocina, me explicó que la librería estaba por cerrar, volvimos a sentarnos y fue cuando le pregunté con quién tenía el gusto… Clara Jourdan me contestó, no se lo dije creo de la emoción y de la vergüenza de no recordar en ese momento algún título de alguno de sus textos porque por supuesto la había leido y la conocía sólo por su nombre. Nada menos que Clara Jourdan me había recibido y presentado el espacio ¡Que experiencia! La atesoro en mi corazón y la recuerdo como si fuera ayer.
En aquel momento no sabía que meses después saldría una convocatoría para otorgar una beca completa para estudiar el Máster en Política de las Mujeres de DUODA, máster que anhelaba estudiar no por lo académico, sino por una necesidad como la de respirar. Tuve la fortuna de que me la otorgaran lo que me llevó a estudiar con Luciana Tavernini, Marina Santini, Donatella Franchi, Ana María Piussi, Diana Sartori, Clara Jourdan, desafortunadamente la pandemia se atravesó, y fue hasta 2022 que logré acudir al seminario de Chiara Zamboni y con ello vivir la extraordinaria experiencia de estar en el círculo de la Rosa en Verona, nuevamente con la emoción a flor de piel, como yo, una mujer simple, una mujer de a pie podía estar ahí en un lugar tan grande.
Me he saltado a propósito haber estado previo a Verona por segunda vez en la Libreria delle done, esta vez en una visita anunciada junto con otras compañeras del máster y ser invitadas a una reunión de trabajo de la revista online, la cual fue apasionante porque estaban todas ustedes, no quiero saltarme nombres, pero en realidad no los sé, Wanda Tomasi, Lia Cigarini, Luisa Muraro, Clara Jourdan, es que no, no podíamos creerlo, estar con todas ustedes, a mí me dejó un aprendizaje enorme, presenciar no sólo el trabajo, sino la discusión intensa porque me permitió no idealizar, porque cuanto daño puede hacer idealizar a las personas, a los espacios sino está una atenta y se cree que todo es perfecto, porque no hay ni lugar, ni espacio perfectos, por supuesto poco entendimos de aquella discusión, pero ver que a pesar de los años de reflexión, pensamiento y trabajo sigue siendo complejo el llegar a un punto de acuerdo y es así porque somos diversas, que independientemente de de ser las asedoras del pensamiento de la diferencia, siguen estando en la discusión del día al día, porque el pensamiento de la diferencia no está acabado, sigue siendo conforme la vida es vida.
Cuando me he enterado de los cincuenta años de la librería, me he dado cuenta por increíble que me parezca que ahora aunque sea en un puntito a pesar de la distancia geográfica formo parte de ella, pues porque las conozco, porque he estado ahí, porque he participado en Diotima y porque mi existencia de mujer y mi manera de llamar, de pensar y de ver al mundo como mundo cobró autoridad a partir de encontrarme con el pensamiento de la diferencia porque pude nombrar lo que no sabía que podía nombrarse y con ello todo tuvo sentido.
Felices cincuenta años para ustedes y para todas las mujeres que a partir del pensamiento de la diferencia hemos recobrado el sentido de la grandeza de ser mujer.
Libreria delle donne le porto nelle mio cuore sempre.
Patricia Meza Rodríguez
Primavera 2025