Addio a Adriana Lopez, amica sincera e donna coraggiosa
Franca Fortunato
10 Maggio 2025
da L’Altravoce
La morte di Adriana Lopez, mia carissima amica, mi ha colpita come un fulmine a ciel sereno. La pensavo a Barcellona con la sua amata figlia Carlotta, l’amato figlio Andrea e con le amiche di quella che era diventata la sua seconda città. Non sapevo della gravità della sua malattia, non so perché me l’ha tenuta nascosta. Mentre scrivo la sento vicina, sento la sua voce, vedo la sua figura di donna creativa che sapeva rendere elegante qualsiasi cosa indossasse, aveva grazia e uno stile tutto suo, riconoscibile e inimitabile. Amava ornarsi di fiori e in lei tutto era sincero, come il suo entusiasmo, il suo amore per la vita, per i suoi libri di cui ne andava fiera. Donna di grandi passioni, generosità e coraggio, non lasciava indifferente chiunque la conoscesse. Non lasciò indifferente me quando, nel lontano 1978, arrivai a Catanzaro e la incontrai nella sua casa dove viveva con il piccolo Andrea. Rimasi affascinata dalla sua personalità. Era bella, giovane, coraggiosa, intelligente, schietta, forte, piena di voglia di vivere, l’ammiravo tantissimo e fui orgogliosa di diventare sua amica. Nonostante il passare del tempo e le varie vicissitudini della vita, non sempre benevola con lei, Adriana è sempre rimasta nel profondo la ragazza che avevo incontrato la prima volta. Dopo anni di vicinanza, per un lungo periodo, ci siamo viste saltuariamente fino a quando non ci siamo riavvicinate in occasione dell’uscita del suo libro La scelta (ed. La Rondine) e da allora non ci siamo più allontanate, coltivando entrambe il piacere della nostra amicizia. Fu lei a cercarmi per regalarmi il suo libro. Mi chiese di leggerlo e di recensirlo, se mi fosse piaciuto. Come poteva non piacermi? In quelle pagine c’era la sua vita, la ragazza che era stata e la “donna nuova” che era diventata. Aveva scritto spinta dal bisogno, dopo tanti anni, di “scavare”, interrogare, capire, “fare ordine” su quella parte della sua vita vissuta da ragazza madre in una città di Provincia come Catanzaro degli anni Settanta. Non era più la ragazza “confusa”, “impaurita”, che in quel 13 luglio 1975, “in compagnia” della sua “fiduciosa solitudine”, aveva dato alla luce la sua creatura, ma la “donna nuova”, consapevole del valore della sua scelta. Rimasta incinta giovanissima, mentre l’uomo, come da copione, era scappato, lei allora fece la scelta di portare a termine la gravidanza e affrontare, con la “solitudine” come unica compagna, i pregiudizi, l’ostilità, la misoginia, il sessismo, l’ipocrisia, di una città “piccolo borghese”, pronta a condannarla e assolvere l’uomo. Cacciata da casa, venne lasciata sola da familiari, fratelli, sorelle, amici e conoscenti. Lei scelse di continuare a vivere e ad amare, diventando una donna forte, “una signora”, consapevole e fiera di se stessa fino alla fine della sua vita. È questa l’Adriana che ho amato e ammirato che, a un certo punto della sua vita scopre il piacere e la necessità di scrivere in un “faccia a faccia” con il suo vissuto, senza rabbia, rancore o vendetta, ma con lucida consapevolezza della grandezza della sua “scelta” e della miseria degli uomini “pronti a trasformarsi in orchi” e saltarle “addosso”. «Gli uomini non amano, non sanno amare», scrisse. Tenne testa, con fierezza, allo sguardo giudicante della “gente bigotta” e sentì dolorosamente la disapprovazione della madre. “In segreto” ha sempre sperato “di poter essere un giorno accolta nel grembo materno”. Scrivere il libro è stato il suo modo di perdonarla e di riconciliarsi con lei, dentro di sé. Cara Adriana, so bene che hai scritto altri libri che ho anche recensito, ma ho scelto di ricordarti con quello della tua vita perché le giovani sappiano e riconoscano in te la donna che con la sua “scelta” ha aperto in questa città la strada della libertà femminile. Addio amica mia, resterai in me fino alla fine della mia vita.