Abbracciare sé e l’altra/l’altro, una parola per il piacere femminile
Annamaria Rigoni
13 Gennaio 2023
Trovare le parole del piacere femminile è una sfida che attrae e spaventa nello stesso tempo, perché richiede di interrogarsi su ciò che per secoli è stato indicibile e che solo negli ultimi decenni ha cominciato ad affiorare, prima nell’ambito del pensiero femminista e poi nella società nel suo insieme.
Sono parole che devono continuamente essere affermate e mostrate perché i tentativi di omologazione al “piacere unico” si ripresentano sempre e si sono rafforzate grazie al proliferare delle immagini erotiche che invadono la vita quotidiana, soprattutto per le nuove generazioni.
È quindi necessario dire e ridire ciò che il piacere è per una donna, che dialoga con altre donne per trovare quella conoscenza “a partire da sé”, che rischia di essere cancellata dai discorsi che hanno un’apparenza di sapere universale.
Il piacere per me è una dimensione insieme fisica e mentale, l’una è connessa intimamente con l’altra, il corpo e la mente godono insieme, non c’è separazione. Quando una finestra della mente si apre in un pensiero nuovo allora è anche il corpo che freme, prova un senso di godimento e letizia.
E il piacere è per me intimamente legato al sentimento di un abbraccio, di un luogo caldo nel quale essere contenuta, avvolta in un cerchio amoroso che mi permette di essere ciò che sono, in una relazione che accoglie e non stritola.
È il piacere dell’origine, della nascita, è l’abbraccio dell’utero materno che autorizza tutti i piaceri che vengono in seguito. L’abbraccio della madre, dentro e fuori di lei è il piacere primo, che viene prima di tutto, anticipa anche il nutrimento, il pianto, la presenza e la mancanza.
Secondo uno psicanalista inglese, Wilfred Bion, allievo riconoscente di Melanie Klein, l’abbraccio della madre va oltre la dimensione del corpo, la madre avvolge e contiene nel proprio pensiero sognante il pensiero sognante della bambina/bambino, e questo sogno nel sogno permette alla piccola/piccolo di crescere e di stare nel mondo in modo pacificato, perché l’abbraccio della mente della madre (la rêverie) riesce a contenere ogni paura e a trasformarla in pensiero.
È all’abbraccio della Grande Madre che le persone si rivolgono per implorare aiuto nei momenti difficili. L’abbraccio di una madre al suo bambino (e io mi immagino anche alla sua bambina) che mostra una relazione di amore, nutrimento e pace è l’immagine più adorata nelle chiese come mostrano le candele stipate solo ai suoi piedi. Abbraccio che si sviluppa anche verso un mondo adulto come si può vedere in Santa Maria delle Grazie a Milano, dove, sopra l’altare, la Madonna apre il mantello per accogliere dentro il suo abbraccio la donna e l’uomo inginocchiati in preghiera a lei.
E dall’origine della relazione materna l’abbraccio poi si espande e si apre ad ogni altra relazione.
Per me anche il piacere erotico si fonda in un abbraccio/contenimento reciproco. È questo abbraccio del corpo e della mente che trasforma l’atto dell’unione di corpi in qualcosa di più profondo, in una relazione appagante.
E l’abbraccio è anche politica delle donne, che si riconoscono e che creano un contenitore ampio in cui il pensiero cresce in una relazione che accoglie e contiene l’altra. Senza un luogo che tenga insieme corpi, pensieri, esperienze, affetti, anche conflitti, il nuovo non può nascere. Questa per me è stata e continua ad essere l’esperienza del femminismo, un luogo che accoglie e nutre il pensiero e la pratica delle donne in una relazione feconda.