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Da Il Quotidiano del Sud – Scrivo per esprimere la mia solidarietà e il mio sostegno all’archeologa Maria Teresa Ianne, direttrice della Biblioteca calabrese di Soriano, piccolo borgo a pochi chilometri da Vibo Valentia, mia città natale. Nei giorni scorsi la vicenda della biblioteca e della sua direttrice è arrivata alle cronache nazionali per aver contrastato il sindaco che voleva cambiare la serratura con l’intenzione di chiudere la biblioteca e farla “sloggiare”. Lei si è opposta energicamente, ha mandato via il falegname e si è barricata dentro per difendere con il suo corpo l’amore per i libri e per la Calabria. A quel punto, il sindaco è accorso con aria “feroce” con degli impiegati e, indispettito perché aveva mandato via il falegname, le intima di “sloggiare”. La direttrice per difendersi chiama il 112, i carabinieri accorrono e liberano lei e i libri dalle intenzioni del sindaco. «La biblioteca – dice la direttrice in un’intervistata al Fatto Quotidiano (24 giugno 2024) – ha bisogno di libri e non di serrature». Come mai un sindaco appena eletto alle ultime amministrative, come primo atto si occupa della biblioteca per fare “sloggiare” la direttrice, che presta servizio da volontaria, e chiuderla definitivamente? Il suo gesto, come spiega la direttrice, «documenta la ritorsione ignorante, in un paese dominato dalla ’ndrangheta». Ritorsione nei confronti del suo avversario politico, fondatore della biblioteca, in un paese il cui consiglio comunale è stato sciolto due volte per infiltrazioni mafiose, l’ultima prima delle elezioni. Un gesto di ignoranza ma anche di mancanza di amore per la Calabria. La biblioteca, infatti, la cui storia inizia nel 1979 come Centro culturale del folklore e delle tradizioni popolari di Soriano e divenuto Istituto della Biblioteca calabrese nel 1992, possiede documenti rari, testi autentici, cinquecentine calabresi, incisioni, testi del XVII e XIX secolo. Un patrimonio che conta 31.265 volumi a disposizione di ricercatrici e ricercatori, di intellettuali e di chiunque ami la cultura, se solo la biblioteca venisse riaperta al pubblico. Da un anno, infatti, è chiusa perché «si è scoperto che non è rispettata la normativa antincendio» e le uniche a cui è concesso entrare sono la direttrice e l’impiegata che sta digitalizzando. Quell’immobile, dato alla biblioteca in comodato d’uso tanti anni fa, non appartiene al sindaco ma alla comunità di Soriano, la biblioteca non appartiene al sindaco ma a chi la dirige, la frequenta e la tiene in vita. Il sindaco come primo atto avrebbe dovuto cominciare a mettere a norma l’edificio, restituire al pubblico la biblioteca e ringraziare la direttrice per averla tenuta in vita anche se chiusa. Invece ha pensato di intervenire per farla “sloggiare”. La direttrice giura che lei non abbandonerà il suo posto e c’è da crederle. Chiudere una biblioteca, per ripicca o altro, è segno di disprezzo per i libri, un gesto che ci riporta alla memoria tempi bui di un passato che non passa, in cui ci sono state donne e uomini coraggiosi che hanno salvato la loro biblioteca per amore dei libri, come la direttrice, le bibliotecarie e i bibliotecari della biblioteca americana di Parigi, American Library, che durante l’occupazione nazista e la seconda guerra mondiale non solo hanno resistito all’ordine di chiuderla ma hanno continuato a fare circolare i libri, anche quelli “proibiti”, salvandoli dal rogo. Una storia straordinaria che ho avuto modo di raccontare recensendo il romanzo “La biblioteca di Parigi” di Janet Skeslien Charles.

Una storia di coraggio e di amore che oggi ritrovo nella direttrice della biblioteca di Soriano, che va aiutata e non lasciata sola per salvare la biblioteca, bene comune, dalla chiusura definitiva.