Condividi

Segnali interessanti: il quotidiano La Stampa ha pubblicato (19 maggio 2024) un articolo di Annarosa Buttarelli dal titolo “Quando abbiamo dimenticato che il ricorso all’aborto è un problema degli uomini?”.

In quell’articolo si fa un passo avanti importante sul tema. Si ribadisce come irreversibile l’autodeterminazione della donna come unità psicofisica inviolabile: da lì non si torna indietro, benché si assista oggi «al tentativo di aggredire questo presidio irreversibile che il “soggetto imprevisto”, le femministe delle origini hanno guadagnato nel corso della rivoluzione delle donne».

Contemporaneamente si sottolinea con decisione il cambio di civiltà necessario perché «l’inculturazione mancata dei maschi riguardo al rispetto dell’inviolabile corpo fecondo delle donne fa attrito con la riuscita de-culturizzazione patriarcale delle donne che si sono assestate nell’autodeterminazione. Sta ai maschi trovarsi all’altezza del coraggio femminile.»

Buttarelli invita a farsi ispirare dalle parole di Carla Lonzi: «Proviamo a pensare una civiltà in cui la libera sessualità non si configuri come l’apoteosi del libero aborto e dei contraccettivi adottati dalle donne. In tale civiltà apparirebbe chiaro che i contraccettivi spettano a chi intendesse usufruire della sessualità di tipo procreativo, e che l’aborto non è mai una soluzione per la donna libera».

Lo sappiamo bene: ci siamo sempre fatte carico del problema contraccettivi, adottando via via le soluzioni che apparivano nel tempo più sicure e meno invasive. Ma oggi il tema minaccia di essere anche più sottilmente invasivo. Come spiega Laura Tripaldi in Gender Tech. Come la tecnologia controlla il corpo delle donne, siamo entrati/e in una rete di sorveglianza biotecnologica.

Se vogliamo fare passi avanti in questo cambio di civiltà, è imprescindibile che gli uomini si chiedano: come ci rendiamo responsabili in relazione al corpo fecondo delle donne? Lo dice chiaro e semplice Gabrielle Blair che affronta il tema in Eiaculate responsabilmente. 28 buone ragioni (Feltrinelli 2024). Pare che anche nella ricerca qualcosa si muova (vedi Katherine J. Wu, Misure da uomo, articolo su The Atlantic/Internazionale – https://puntodivista.libreriadelledonne.it/misure-da-uomo/ -) e entro i prossimi vent’anni (!) avremo nuovi anticoncezionali maschili (per i quali naturalmente si cercano standard molto più severi di quelli fin qui usati per gli anticoncezionali femminili! E questo potrebbe avere ricadute positive anche per le donne).

Concludo ribadendo, come ci suggerisce Buttarelli, che è importante fare luce su questo cambio epistemologico: la libertà delle donne, con l’autodeterminazione (altro che denatalità e difesa della vita!) ha sottratto la generatività al dominio patriarcale e ha cominciato a ripensarla, ma quando gli uomini non si rendono in prima persona responsabili nel loro rapporto con il corpo fertile femminile, c’è una violenza simbolica che continua.

Forse, oso dire, è solo un primo passo, ma imprescindibile, per mettere in discussione l’indifferenza secolare della filosofia per il corpo materno. Come dice Adriana Cavarero: «Fenomeno esclusivamente femminile, la gravidanza permette di conoscere una “verità” essenziale della condizione umana, che al corpo integro dell’altro sesso non è dato esperire» (A.C., Donne che allattano cuccioli di lupo. Icone dell’ipermaterno). È più che mai necessario reintegrare la nascita come aspetto centrale della temporalità umana: la nascita ha la precedenza sulla morte. Le donne lo sanno. E il mondo ha più che mai bisogno di saperlo.