L’imprevisto nelle nostre vite
Silvia Baratella
30 Marzo 2020
Con il coronavirus l’imprevisto non è solo la nostra clausura individuale. Ci sono dei ribaltamenti* di situazioni che colpiscono l’immaginario in modo secondo me salutare: il sud (dell’Italia ma anche del mondo) che teme il nord e lo chiude fuori, l’Italia che chiudeva i porti e poi li ha trovati chiusi per i suoi turisti, un paese piccolo e povero come Cuba che ci manda medici e infermieri in aiuto perché noi, paese ricco e popoloso, non ne abbiamo più abbastanza.
Altre novità: i sostenitori del liberismo sfrenato hanno temporaneamente abbassato la cresta e per qualche settimana non hanno quasi più osato farsi sentire, anche se dal penultimo Ecofin Olanda e Germania stanno ricominciando a mettere i conti pubblici e i pareggi di bilancio davanti alle vite – degli altri – mentre tante e tanti capiscono improvvisamente quant’è preziosa la sanità pubblica universale e che errore è stato permettere di sottoporla a vent’anni di tagli. Con la prima manovra da 25 miliardi (a cui breve ne seguirà un’altra di analoga entità) il governo Conte mostra di essersi accorto che il welfare state e gli ammortizzatori sociali sono centrali. A livello internazionale si ritrova la memoria degli anni ’30 del XX secolo, quando dalla crisi si poté uscire grazie a politiche di tipo keynesiano; da decenni queste ultime erano un’eresia innominabile. Eppure, si sapeva benissimo che avevano funzionato, mentre nessuna ricetta neoliberista ci ha mai tirato veramente fuori dalle ultime crisi.
Qualcuno, qualcuna rimette in discussione i ritmi frenetici che hanno le nostre vite in tempi normali. La sospensione delle attività extrascolastiche di bambine e bambini forse, speriamo, darà loro finalmente il tempo di giocare in libertà, gestendosi in autonomia, senza essere ogni santo minuto inquadrati e controllati o da persone adulte o dagli algoritmi delle loro app.
L’aria è fresca, limpida e pulita anche in una città come Milano, campionessa europea dell’inquinamento.
Per la prima volta nell’epoca dell’etica del lavoro tantissimi uomini si trovano segregati in casa, costretti come molte donne già facevano a coniugare le attività lavorative a distanza con la presenza della famiglia. Per la prima volta non hanno la possibilità di sfuggire alle esigenze della vita quotidiana rifugiandosi nella carriera, nello sport, nella politica o nel bicchiere al bar con gli amici. È un’opportunità senza precedenti perché comincino a considerare “lavoro” tutto quello che quotidianamente serve per vivere, e perché comincino a farsene carico. Non dico che lo faranno, sicuramente non tutti, ma per qualcuno di loro forse questa esperienza comporterà un cambiamento di consapevolezza e di pratiche.
Insomma, c’è una sorta di rivoluzione possibile in quello che ci sta accadendo.
Naturalmente, il giorno dopo la cessazione dell’emergenza si può rimuovere tutto e ricominciare come prima. Forse si licenzierà il personale medico e sanitario assunto per far fronte all’emergenza e si tornerà a regalare denaro pubblico alla sanità privata. Forse il pareggio di bilancio tornerà al centro di tutta l’organizzazione sociale al posto della vita della gente. Forse riprenderemo, tutte e tutti, delle esistenze che causano ipertensione persino ai bambini. Forse gli uomini scaricheranno le incombenze domestiche e familiari sulle donne come prima. E faremo finta che non sia successo niente.
Però non è obbligatorio.
Possiamo cercare di consolidare quello che di positivo ci è successo, in modo imprevisto, in questo tempo sospeso. Possiamo fare in modo non se ne rimuova subito la memoria. Forse potremo cercare di mantenere e condividere le pratiche che già stiamo sperimentando adesso per far fronte alla situazione.
E forse, prima ancora di trovarci al “dopo”, possiamo condividere fin d’ora domande, riflessioni, idee per fare di questo strano periodo qualcosa di trasformativo. Approfittiamone per condividere su #VD3 quello che si sta modificando in noi, o quello che in quest’occasione vorremmo cambiare o che fatichiamo ad affrontare o che abbiamo già inventato.
(*) descritti molto bene nell’interessante articolo di Anna Simone Covid-19: il soggetto imprevisto. Rovesci simbolici, emozioni, vita quotidana del 14/3/2020 apparso sul sito https://studiquestionecriminale.wordpress.com/2020/03/14/covid-19-il-soggetto-imprevisto-rovesci-simbolici-emozioni-vita-quotidiana/