Luisa Cetti
Grazia Longoni
13 Ottobre 2025
da Casa delle donne di Milano

Ciao Luisa… Ti ho salutato così fino all’altro ieri, come tante altre compagne e amiche della Casa e non solo. Dovevamo vederci ieri pomeriggio, domenica 12 ottobre, a un concerto all’Auditorium, con altre amiche e amici. Ero po’ in ritardo, ti ho chiamato senza avere risposta, ho pensato: chissà, forse è già in sala e ha spento il telefono. O non ha sentito.
Poi, mentre ascoltavamo la Quarta sinfonia di Brahms, abbiamo cominciato a preoccuparci. Non era da lei, non avvertire. Era molto attenta e puntuale, ci aveva detto che dopo il concerto avremmo potuto fare un aperitivo da lei, che abitava a poca distanza. Quante volte eravamo state invitate a casa sua, in via Pietro Custodi, nel grande soggiorno affacciato sul retro, da cui andava e veniva il suo amato Micio Macho. Quanti compleanni e feste con gli amici fatti lì, in quello spazio luminoso.
Invece.
Ora scrivo di lei incredula e sconvolta. La conoscevo da più di cinquant’anni, siamo state compagne nei movimenti degli anni Settanta, nei Cub, in Avanguardia Operaia, nel movimento femminista. Abbiamo lavorato insieme dal 1974 al 1978 al “Quotidiano dei Lavoratori”. Lei poi aveva insegnato, vissuto negli Stati Uniti, studiato la storia di quel paese, delle donne pioniere dei diritti, dei movimenti. Ha pubblicato diversi libri per Sellerio, l’ultimo Storie di anime ribelli. Diritti e utopie nell’Ottocento americano uscito nel maggio scorso.
Il ricordo non può non partire da cinquant’anni fa. Eravamo impegnate, entusiaste, fiduciose nella possibilità di rivoluzionare il mondo, di far nascere un mondo migliore. Ragazze che si raccontavano anche gli amori e i progetti, le cose della vita. Non è stata facile la sua, anzi. Eppure sempre, in questi decenni, è stata sempre pronta ad aiutare tutte le amiche e compagne che avevano problemi. Le accompagnava negli ospedali, nelle visite, le invitava a rilassarsi nella sua bella casa sopra Tremezzo, sul lago di Como. Era buona e generosa.
Di lei vorrei ora ricordare soprattutto gli ultimi anni alla Casa delle Donne. Penso che siano stati tra i più felici e appaganti della sua vita.
Era socia della Casa dalla fondazione, nel 2014. Ma per vari motivi – i libri che scriveva, i soggiorni sul lago, dove la casa era diventata negli ultimi anni un bed & breakfast – non si era impegnata più di tanto. Poi, due anni e mezzo fa, aveva deciso di candidarsi al Consiglio Direttivo. Aveva maturato la decisione nei mesi precedenti. E l’aveva motivata, davanti a molte socie della Casa, con parole il cui senso era più o meno: «Dopo anni in cui ho seguito la Casa della Donne e ricevuto tanto, ho deciso che è il momento di restituire, di impegnarmi di più. Per questo mi candido al Direttivo».
Eletta senza avere il curriculum classico delle fondatrici o delle più attive, è stata in questi due anni e mezzo una presenza indispensabile nel Consiglio Direttivo di “noi sette”, come ci chiamiamo nelle password. Eravamo quasi tutte “nuove” a un’esperienza di gestione della Casa. Lei ci ha messo un grandissimo entusiasmo, con l’idea che la Casa dovesse essere aperta a tutte le donne, alla città, al mondo terribile con cui dobbiamo confrontarci. Aveva una caparbia volontà di cercare il positivo anche nelle peggiori tragedie cui quotidianamente assistiamo, come sanno le donne che hanno partecipato in questi mesi alla lettura dei giornali del mercoledì.
Partecipava attivamente ma sapeva anche “gestire gli eventi”: dal caffè alle cene, dai microfoni al mixer, sapeva fare ogni cosa. Tutte la ricordiamo arrivare ed esserci, sempre pronta e sorridente. Faceva i verbali, rispondeva alle richieste che arrivano ogni giorno alla Casa. Era disponibile in qualsiasi giorno e orario. Diceva sempre che l’esperienza del Consiglio Direttivo l’aveva arricchita molto, le aveva fatto conoscere realtà di donne e di mondo che non avrebbe mai avuto modo di incontrare altrimenti. Negli ultimi giorni insisteva sul fatto che candidarsi non era poi così difficile e impegnativo, che “si poteva fare” anche da socie senza particolari esperienze. Come era successo a lei.
Non potevamo immaginare che non ci fosse stasera, all’incontro (disdetto) del Direttivo con le socie per discutere di candidature. Né domani. Né nel prossimo Direttivo.
Ci mancherai, mi mancherai molto e molto mancherai alla Casa.
Addio Luisa, cara, generosa amica e compagna di sempre.