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Nell’anonimato dei forum e dei social si consuma un fenomeno che non ha nulla di nuovo, ma che trova oggi una cassa di risonanza senza precedenti: lo sfogo di frustrazione sessuale collettiva. Non si tratta di desiderio, ma di un rituale tossico. L’utente isolato, protetto da un nickname, cerca appartenenza mimando il linguaggio del branco: battute sessiste, commenti degradanti, iper-sessualizzazione di chiunque capiti a tiro, dalle attrici alle sportive.

Il punto non è l’oggetto del desiderio, ma la dinamica: ridurre l’altro a corpo, riaffermare una maschilità di facciata, ottenere riconoscimento dagli “amici invisibili” del thread. È pornografia sociale senza erotismo, un collante tra individui che condividono soprattutto rabbia e risentimento.

Chi ne rimane coinvolto non percepisce la gravità: «è solo una battuta, è solo internet». In realtà è un addestramento quotidiano alla violenza simbolica, che costruisce consenso e normalizza il disprezzo. La rete non crea questi impulsi, li amplifica.

La vera sfida non è solo “moderare” o censurare, ma riconoscere il meccanismo psicologico: una generazione di maschi frustrati che usa lo spazio digitale per sfogare ciò che nella vita reale non riesce a gestire. L’anonimato non li libera: li rende gregari.

(www.libreriadelledonne.it, 30 agosto 2025)

Inti Maria Enrico Seveso ha un passato da giornalista multimediale e una lunga esperienza diretta nei forum online a tema sessuale. Oggi riflette criticamente sul rapporto tra maschilità frustrata e cultura digitale.