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Fare impresa con obiettivi diversi dal profitto in un mercato sempre più selvaggio è sempre più difficile. La Libreria delle donne poi, come tutte le librerie indipendenti, stenta a reggere la concorrenza delle vendite on line a prezzi stracciati e la necessità di un sostegno economico che integri i ricavi delle vendite inizia a farsi pressante. Una strada è il ricorso a finanziamenti pubblici, ma è rischiosa perché può costringerci «a parole che non sono le nostre». Le istituzioni infatti tendono a “funzionalizzare” le iniziative “dal basso” alle loro politiche. Occorre quindi trovare le mediazioni necessarie a continuare l’attività preservando la nostra originalità, partendo dal desiderio che questo luogo resti aperto, per tutto quello che ci dà, come ha detto Laura Colombo.

Una mediazione consiste nel non battere un’unica strada e alternare le diverse forme di sostegno. Per quanto riguarda i bandi pubblici, la mediazione consiste nel concentrarsi su quelli finalizzati a finanziare la realizzazione di singoli progetti, come del resto abbiamo fatto finora. L’informatizzazione della Libreria anni fa, il rinnovo dell’impianto multimediale adesso, sono stati realizzati con bandi ad hoc che, se pure sono costati molto lavoro ed energie a chi li ha seguiti, ci hanno aiutato ad andare avanti senza condizionarci. 

Trattare con la pubblica amministrazione su argomenti particolari non è un tabù, si può e si deve farlo su singole necessità con intelligenza, apertura e senza rivendicazionismo oppositivo. Ma è necessario assicurarsi al tempo stesso il massimo possibile di autonomia economica e di libertà d’azione, in un andirivieni continuo tra le nostre pratiche politiche e il confronto sul terreno istituzionale. 

Ci sono realtà femministe che credono fermamente, non senza ragioni da un certo punto di vista, che le istituzioni abbiano un debito con le donne e che debbano dunque offrire forme di sostegno continuativo alla cittadinanza femminile, sotto forma di finanziamenti, sedi o altro. Così si genera però una dipendenza economica e simbolica (“esisto se le istituzioni mi riconoscono”), che porta a un’impasse quando la concessione del sostegno viene subordinata all’erogazione di servizi voluti e regolati dalle politiche pubbliche, mettendo quelle realtà a rischio di snaturare la loro attività e il senso della loro esistenza. Non sediamoci, quindi, ma continuiamo il nostro andirivieni.