Condividi

dal Corriere della Sera

Due articoli sapienti sono usciti sul Corriere sulle ragioni per cui non si fanno più bambini in Italia. Vengono citati comportamenti sociali, valori dei più giovani, quelli in età di fare figli. Individualismo, egoismo, assenza di aiuti alle coppie. C’è però da aggiungere una parola che a me sembra l’ago della bilancia di tutta la questione, il centro del problema. Non esiste la decisione di fare un figlio senza la volontà di una donna. Questa è la parola: donna. Almeno su questa questione possiamo metterla al centro? Non ci sarà nessun bambino messo al mondo senza la sua decisione e anche se un uomo glielo chiedesse in ginocchio, solo su di lei risiede la possibilità di farlo nascere. Questa mi sembra una verità fondamentale per andare alle origini della questione. La nascita non è più un destino, è una scelta, questo i due articoli lo scrivono. Questa scelta riguarda però prima di tutto la vita, le possibilità e il desiderio di una donna in età fertile, cioè al centro della sua vita attiva. In quella parte della vita in cui donne e uomini lavorano e costruiscono il loro futuro professionale. Se non si affronta questo fatto, non succederà nulla. Bisogna dire chiaramente che una giovane donna che decide di fare un figlio prima dei quaranta anni deve avere davanti a sé tre visioni. La prima, la più importante, è che fare un bambino ha un valore per la società in cui vive, che all’interno di una decisione privata, senta che tutti, in primis il compagno, ma forse ancora di più l’intera società danno alla nascita un valore moderno non arcaico, un senso nuovo, di oggi, basato su una scelta appunto, non su un destino. Non serve a nulla rispolverare la retorica laica o religiosa della santità e della bellezza dell’essere madri. Per una ragazza di oggi non significa nulla, non perché sia diventata egoista o individualista, semplicemente perché è libera e vuole quello che gli uomini hanno sempre avuto, la concentrazione su di sé, sui propri studi, sulle proprie passioni, sul proprio lavoro. Gli uomini non hanno mai dovuto scegliere tra i loro interessi e il bambino. Non sanno neanche storicamente cosa vuol dire, le donne invece lo sanno perché sono progenie di madri e di nonne, che hanno faticato per fare molti lavori insieme, il cui più importante, che non contava e non conta niente, è allevare e curare. La seconda visione che può spingere una donna a fare un bambino oggi è la certezza che non dovrà arrestarsi nella sua carriera, che non subirà pregiudizi, prevaricazioni, che non dovrà rinunciare a essere la prima se ne ha le capacità. Questo non è egoismo, è parità. La terza che ho lasciato per ultimo ma, last but not least, è la promessa sicura che l’uomo che ama sarà accanto a lei sempre in questa opera così importante, che i compiti saranno divisi egualmente, che la responsabilità del padre sarà protagonista della crescita dei figli fin dall’inizio e per sempre. E per questo gli uomini devo essere pronti a dividere i sacrifici anche professionali. Siamo in grado di fornire alle donne giovani queste tre condizioni? Non credo, anzi penso che l’Italia, paese cattolico, sia molto indietro. Allora cerchiamo di vedere, quando parliamo di denatalità, questa donna, una figlia che abbiamo educata alla libertà e che non vorremmo in nessuno modo vedere sola alle prese con una scelta che riguarda tutti. Forse vedendola riusciremo a intravedere il suo futuro trionfante anche con un bambino in braccio.