Berlino etichetta gli Ebrei per la pace come gruppo “estremista”
Carola Spadoni
13 Giugno 2025
da il manifesto
L’organizzazione ebraica Jüdische Stimme für gerechten Frieden in Nahost (Voci ebraiche per una giusta pace in Medio Oriente) è di nuovo sotto il mirino delle autorità tedesche. L’Ufficio per la Protezione della Costituzione, a seguito di un’estesa indagine dei servizi segreti tedeschi, l’ha definita un’organizzazione «estremista straniera» insieme al gruppo Palestina Spricht e a qualsiasi gruppo associato al Bds (Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni), insinuandone di conseguenza l’antisemitismo.
Il recente rapporto dell’Ufficio federale – che a maggio aveva definito estremista Afd, ponendo dunque sullo stesso piano il partito di estrema destra e un’associazione di ebrei pacifisti – afferma che Jüdische Stimme sta perseguendo «alcuni tentativi estremisti». La motivazione è il suo sostegno al Bds che il parlamento tedesco dal 2019 considera illegale e antisemita perché lede l’esistenza dello Stato israeliano. L’argomentazione del rapporto diventa ancora più grave quando definisce sentimenti anti-apartheid e contro l’occupazione israeliana come pericolosi per la vita ebraica in generale. Jüdische Stimme ha commentato: il rapporto «sottolinea l’impegno dello Stato tedesco a ignorare il diritto internazionale».
La scorsa primavera, durante un dibattito con Anpi Berlino Brandeburgo, Iris Hefets, psicanalista israeliana portavoce di Jüdische Stimme, era intervenuta sulla recente Risoluzione sulla protezione della vita ebraica in Germania, risalente alla precedente legislatura, e su come le linee guida fossero estremamente discriminatorie e pericolose. La risoluzione classifica per etnia e cultura comportamenti accettabili e non, citando residenti arabi e nordafricani come conflittuali, dando ai sostenitori tedeschi della risoluzione di Spd, Die Grüne, Fdp, Cdu, Csu, carta bianca nello strumentalizzare la memoria storica dell’Olocausto per propria convenienza e costruendo giustificazioni per misure repressive. La stessa Amnesty International Germania aveva sottolineato la gravità della risoluzione per i diritti fondamentali.
Ed eccoci arrivati agli episodi delle ultime settimane in cui di nuovo Iris Hefets lo scorso venerdì, alla fine di un sit-in organizzato dalla Linke a Neukölln, è stata brutalmente portata via da sette agenti e trattenuta per oltre un’ora per verificare il suo cartellone che mostra la stella di David con i colori della Palestina e la scritta «Another jew for a Free Palestine» (Un’altra ebrea per la Palestina libera). Lo stesso cartellone che porta sempre alle manifestazioni pro-Palestina e che le è già valso un procedimento in corso. È la quarta volta che viene arrestata.
A Berlino chiunque si schieri contro il genocidio diventa oggetto d’osservazione dei servizi segreti. I disordini creati dai reparti della celere alle manifestazioni si intensificano sempre più, con le forze dell’ordine che senza motivo entrano nei cortei e prendono a pugni in faccia inermi ragazze ventenni. Che ora un’organizzazione ebraica antisionista venga accusata di «estremismo straniero» dovrebbe indurre un pubblico critico a riflettere e a intervenire.